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Yara, il colloquio in carcere tra Bossetti e la moglie: “Mi hanno fregato, pago per un altro”

La trasmissione televisiva “Quarto Grado” ha diffuso le immagini di uno dei primi colloqui in carcere tra Massimo Bossetti, l’uomo condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio, e la moglie Marita.
A cura di Susanna Picone
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“Sono innocente, mi hanno fregato”. Sono queste le parole che Massimo Bossetti, il muratore di Mapello accusato e condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della tredicenne di Brembate Sopra Yara Gambirasio, ripeteva alla moglie Marita Comi in uno dei primi colloqui in carcere dopo il suo arresto. Bossetti, che si è sempre detto innocente da quando è scattato il suo arresto e per tutta la durata del processo di primo grado, piange davanti alla moglie ripetendole di non aver fatto nulla. Il video del colloquio in carcere tra l’uomo condannato per aver ucciso Yara e sua moglie è stato diffuso dalla trasmissione televisiva “Quarto Grado”. Nelle immagini Bossetti appare disperato e alla moglie racconta di come è stato arrestato con la pesante accusa di omicidio mentre stava lavorando in cantiere. “Tutti mi guardavano, tutti quelli del paese. Mi dicevano assassino”, si sfoga l’uomo con sua moglie. Una moglie che dal giorno dell’arresto si è sempre presentata come una donna convinta dell’innocenza di suo marito. E infatti anche a lui, nel video, Marita ripete: “Noi ti crediamo Massi, ti credo, ce la faremo”. E ancora Bossetti afferma di trovarsi in carcere al posto del vero assassino di Yara: “Non è giusto che io sia qui, sto pagando per un altro”, dice a sua moglie. “Mi sembra tutto ancora così irreale”, risponde lei alle sue parole.

L'arresto e la condanna di Bossetti – Massimo Bossetti, in carcere dal 16  giugno del 2014, è stato condannato al termine del processo di primo grado lo scorso luglio. Per la corte d’Assise di Bergamo è stato lui a uccidere la piccola Yara Gambirasio. Secondo i giudici è ragionevole “ritenere che l’omicidio sia maturato in un contesto di avances a sfondo sessuale”, verosimilmente respinte dalla giovane vittima. A provare la colpevolezza di Bossetti è, secondo i giudici che lo hanno condannato all’ergastolo, la presenza del suo profilo genetico sul corpo di Yara.

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