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Yara, difesa Bossetti attacca il pm: “Nasconde elementi a nostro favore”

I legali di Massimo Giuseppe Bossetti contro la procura di Bergamo: secondo loro nella richiesta di custodia cautelare per il loro assistito non sarebbero stati inseriti tutti gli atti che avrebbero potuto favorire la scarcerazione del presunto assassino di Yara Gambirasio.
A cura di Susanna Picone
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Silvia Gazzetti e Claudio Salvagli, legali di Massimo Giuseppe Bossetti, hanno attaccato la procura di Bergamo perché, a loro dire, nella richiesta di custodia cautelare per il loro assistito non sarebbero stati inseriti tutti gli atti che avrebbero potuto favorire la scarcerazione del muratore di Mapello che, com’è noto, è dietro le sbarre dallo scorso 16 giugno con l’accusa di aver ucciso la piccola Yara Gambirasio. Lo si legge nell'istanza di scarcerazione, che nei giorni scorsi è stata respinta perché a carico di Massimo Giuseppe Bossetti esisterebbero “gravi indizi di colpevolezza” e ci sarebbe il pericolo di reiterazione del reato. Nelle quaranta pagine dell'istanza di scarcerazione si legge che “è convincimento degli scriventi che le determinazioni maturate dal gip siano, in significativa parte, conseguenza della mancata rappresentazione, come in premessa anticipato, nella richiesta di applicazione del fermo/custodia avanzata dal Pubblico Ministero, di importanti (e oggettivi) elementi la cui valutazione avrebbe condotto il Giudicante a differenti conclusioni”. I due avvocati di Bossetti accusano dunque chiaramente gli inquirenti, scrivendo che la procura avrebbe nascosto al giudice degli elementi che, se riportati, avrebbero condotto a differenti conclusioni.

Perché Massimo Giuseppe Bossetti resta in carcere

Il muratore di Mapello accusato di aver ucciso Yara Gambirasio è pericoloso perché potrebbe reiterare il reato e il grave quadro indiziario a suo carico rimane immutato. Per questo, secondo il gip Ezia Maccora, Bossetti deve rimanere in carcere. Il gip, che ha appunto respinto la richiesta di scarcerazione presentata dai due avvocati di Bossetti, ha ritenuto che non vi siano elementi nuovi, tendenti a scagionare l’indagato, rispetto a quando ha disposto il carcere per lui. La precedente istanza di scarcerazione era stata dichiarata inammissibile per un errore di procedura.

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