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Vuccirìa Teatro porta “Battuage” a Napoli (INTERVISTA)

Joele Anastasi, giovane drammaturgo e regista catanese fondatore della compagnia Vuccirìa Teatro, presenta a Napoli il suo secondo spettacolo “Battuage” dopo il successo riscosso nella tournée statunitense.
A cura di Andrea Esposito
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La scorsa settimana (dal 9 all’11 gennaio) Galleria Toledo ha organizzato un focus dedicato alla giovane compagnia catanese Vuccirìa Teatro di cui tanto si sente parlare dopo il successo riscosso nella tournée americana. Così, per tre giorni, il pubblico napoletano ha potuto assistere a un dibattito con i fondatori della compagnia, Joele Anastasi e Enrico Sortino, e vedere due spettacoli: “Io, mai niente con nessuno avevo fatto” e “Battuage” che ha debuttato a Roma lo scorso maggio al Teatro dell’Orologio.

Joele Anastasi, biografia

Co-fondatore della compagnia Vuccirìa Teatro insieme a Enrico Sortino nonché drammaturgo, regista e attore, Joele Anastasi, classe 1989, si forma prima all’Accademia Internazionale del Musical di Catania per poi lasciare la Sicilia e approdare a Roma alla Link Academy: “Tutto però è iniziato a scuola – racconta Anastasi – al liceo, in un laboratorio di teatro in francese: abbiamo lavorato su dei testi di drammaturgia contemporanea, si trattava di un laboratorio anche abbastanza ambizioso per dei ragazzi giovani, però è stato un punto di contatto secondo me fondamentale”. Dopo la formazione accademica Anastasi punta sui laboratori internazionali organizzati, ogni anno, da Biennale Teatro a Venezia. Il primo, nel 2012, con Claudio Tolcachir, anch’egli giovane, ma già molto apprezzato regista argentino noto al pubblico napoletano grazie a un focus di tre spettacoli organizzato, sempre nel 2012, dal Napoli Teatro Festival Italia. Il secondo, nel 2013, con Angelica Liddell, una delle artiste più controverse del teatro spagnolo contemporaneo che, stando a quanto egli stesso ha raccontato, sembra averlo segnato molto: “è stata un’esperienza incredibile che mi ha dato moltissimo aprendomi la strada verso altre metodologie di lavoro, verso un approccio al teatro di matrice internazionale – conclude Anastasi”.

“Io, mai niente con nessuno avevo fatto”

“Io, mai niente con nessuno avevo fatto” è il primo spettacolo della compagnia Vuccirìa Teatro, vincitore nel 2013, del Roma Fringe Festival e del San Diego Fringe. Il progetto nasce da un monologo presentato da Anastasi qualche anno prima nell’ambito della rassegna romana “I monologhi dell’Ambra”, al Teatro Ambra alla Garbatella. In seguito l’autore ha presentato il testo ad altri concorsi in diverse città italiane tra cui “Udine, ancora a Roma con ‘Autori nel cassetto, attori sul comò’ al Teatro Lo Spazio al quale sono arrivato secondo, al Festival Potenza Teatro dove sono arrivato terzo…”. Da lì Anastasi ha deciso di sviluppare il monologo in una drammaturgia a tre voci: così alla vicenda di Giovanni, il protagonista, si sono affiancati i due personaggi di Rosaria e Giuseppe, interpretati da Enrico Sortino e Federica Carruba Toscano. Lo spettacolo, ambientato a Palermo, affronta temi quali la violenza, l'omofobia, la malattia, l'essere "diverso" che ritornano anche nel lavoro successivo “Battuage”. In definitiva, “Io, mai niente con nessuno avevo fatto” è un dramma esistenziale che affronta il tema dell’omosessualità e in particolare dell’ossessione per il sesso che qui viene utilizzato come valvola di sfogo per pareggiare i conti con un destino avverso: Giovanni lo fa per essere capito e accettato ; Giuseppe, che interpreta un maestro di danza, ha dei rapporti con i suoi giovani allievi per superare la violenza subita dal cugino quando era piccolo; Rosaria, invece, perché vuole sentirsi una donna libera ed emancipata.

“Battuage”

“Battuage” è un finto francesismo con cui vengono definiti quei luoghi in cui le persone si incontrano in cerca di rapporti occasionali e sono frequentati sia da single che da coppie dedite allo scambismo. L’attività del “battere”, che dà nome a questi luoghi, si differenzia dalla prostituzione in quanto non prevede rapporti a pagamento: vespasiani, parchi cittadini, spiagge, cimiteri, parcheggi e aree di servizio. L’allestimento ricrea un “battuage” metropolitano buio e inquietante popolato da zombie notturni alla ricerca disperata di sesso. Qui Salvatore, il protagonista della vicenda interpretato dallo stesso Anastasi, ripercorre la sua storia circondato da un coro di anime che appaiono allo spettatore come proiezioni della sua mente, incubi di una realtà distorta. “Battuage” si propone come un viaggio nell’animo umano, nelle zone più oscure e profonde della mente, per portare a galla una realtà violenta e brutale, disperata e, come conferma il finale, tragica.

Considerazioni

Entrambi gli spettacoli della neonata compagnia hanno al centro il tema dell’omosessualità, un tema molto frequentato in teatro. Tuttavia, ciò che ci convince poco, o comunque non del tutto, non è il tema in sé, quanto la chiave di lettura scelta per affronatarlo: sembra quasi che esso venga vissuto dall'autore come una sorta di condanna, di pena che la società impone agli emarginati, ai deboli, nonostante nelle note ci sia questa precisazione: "Salvatore non è costretto da nessuno, non è una vittima malcapitata. Non è neppure l'esempio isolato di una degenerazione ma è invece la tendenza e la dimostrazione che l'uomo è una bestia disposta a tutto". Ciononostante, grava sugli spettatori il macigno di un presunto senso di colpa, di una sorta di "ricatto": c'è la rabbia, l'impeto, nella poetica di Anastasi però non sembra esserci spazio per chi non accetta questo senso di rivalsa. Per quanto riguarda la messinscena c’è un tentativo, molto evidente, di adottare e fare propri alcuni degli stilemi tipici del teatro contemporaneo e di aprirsi a un'estetica internazionale: stando anche alle dichiarazioni del regista è chiaro che c'è più Angelica Liddell che Tolcachir, tanto per restare sugli esempi di sopra. Pertanto, riteniamo che l'entusiasmo che circonda il lavoro di Vuccirìa Teatro vada bilanciato con una certa prudenza. Aspettiamo lavori più compiuti sul piano drammaturgico, per sempio in "Battuage" ci sono alcune soluzioni di scrittura interessanti, ma sono discontinue e talvolta soffocate da momenti davvero poco efficaci, da intervalli di realismo spiccio difficilmente comprensibili. E soprattuto aspettiamo che si raffini questo processo di "acquisizione" di forme e linguaggi e che si traduca in una estetica autonoma e innovativa. La strada è ancora lunga, ma è una scommessa su cui puntare.

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