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Voti bassi per gli alunni? Ripetizioni per gli insegnanti

La nuova norma presente nel decreto scuola prevede corsi obbligatori per i docenti se gli studenti hanno pessimi voti ai test Invalsi.
A cura di Antonio Palma
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Se la maggior parte degli alunni di una scuola non raggiunge risultati soddisfacenti una parte dei motivi è da ricondurre agli insegnati che per questo saranno costretti a frequentare  corsi di formazione obbligatori. E' questa l'idea alla base di uno degli articoli dell'ultimo decreto scuola varato dal governo così come pubblicato in Gazzetta Ufficiale. La nuova norma in pratica prevede che per gli insegnanti delle scuole dove gli alunni abbiano raggiunto un risultato scadente nei test Invalsi, cioè inferiore alla media nazionale, siano attivati dei corsi di formazione obbligatori per aumentare le conoscenze e le competenze di gestione, di programmazione e informatiche dei docenti. La nuova legge, introdotta all'ultimo momento nel decreto scuola, sta facendo infuriare non poco i sindacati di categoria perché oltre all'idea che dietro ad uno studente somaro ci sia un docente incompetente non sono ancora chiari scopi, modalità e durata di questi programmi integrativi. Il rischio infatti è che essendo un percorso extra rispetto all’orario lavorativo con ogni probabilità questi corsi non saranno retribuiti.

“Non sta né in cielo né in terra che si possa scaricare sugli insegnanti ogni colpa per risultati insoddisfacenti” ha dichiarato ad esempio il leader della Cisl Scuola Francesco Scrima, aggiungendo "è fin troppo evidente che il peso determinante è delle condizioni di contesto. Chi spende il suo lavoro nelle aree di più acuta emergenza sociale non merita di essere fatto oggetto di banalizzazioni di questa portata". Della stessa idea il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, che ha commentato: "Una formazione obbligatoria, decisa per decreto, senza specificare le modalità, legata agli esiti delle prove Invalsi: stiamo scherzando?". La nuova norma significa "non tenere in nessuna considerazione il lavoro della scuola e degli insegnanti che va letto dai livelli di ingresso a quelli di uscita. Chi lavora nelle scuole queste cose le sa benissimo, chi scrive i decreti pare di no" ha proseguito Di Menna, aggiungendo "ricordiamo al Governo che decidere in materia di lavoro per decreto, e non per contratto, non porta lontano".

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