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Volo MH370 scomparso, i dubbi dei ricercatori: “Da due anni ricerche nel posto sbagliato”

Dopo due anni di inutili ricerche, è la stessa azienda olandese leader del gruppo di recupero ad avanzare l’ipotesi di un errore di valutazione ipotizzando che l’aereo della Malaysia Airlines sia planato invece di schiantarsi subito in acqua.
A cura di A. P.
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È probabile che in questi ultimi due anni le ricerche del volo MH370 della Malaysia Airlines siano state svolte nel posto sbagliato. Dopo due anni di inutili ricerche per cercare di trovare i resti dell'aereo sparito nel nulla nel marzo del 2014 mentre sorvolava l’Oceano Indiano con 239 persone a bordo, è la stessa azienda olandese leader del gruppo che si sta occupando delle ricerche, Fugro, ad avanzare l'ipotesi di un errore di valutazione. Per l'individuazione del Boeing 777, partito da Kuala Lumpur e diretto a Pechino, infatti era stata individuata un'area abbastanza vasta dove si presumeva che il velivolo si fosse schiantato, ma fino ad ora non è emersa alcuna traccia dei suoi resti.

Ora grazie ad una nuova analisi di alcuni dati satellitari, lo stesso gruppo di ricerca ipotizza che in realtà la zona non è quella giusta perché il volo MH370 potrebbe aver viaggiato ancora a lungo dopo l’interruzione delle comunicazioni planando pian piano verso il basso piuttosto che cadere precipitosamente in acqua. La nuova svolta arriva quando mancano tre mesi dalla scadenza prevista per le operazioni di recupero che potrebbero non essere più prolungate. Dal 2014 infatti le società esperte nel settore e con equipaggi e strumentazione all'avanguardia hanno scandagliato gli oltre 12mila chilometri di area indicata ma senza successo.

"Se non è lì, vuol dire che è da qualche altra parte" ha dichiarato il direttore del progetto Fugro, Paul Kennedy, sostenendo che l'opzione più probabile sia quella che l'aereo sia scivolato lentamente verso il basso percorrendo altre migliaia di chilometri prima di schiantarsi. Questa ipotesi però non è condivisa dalle agenzie investigative dei Paesi coinvolti:  Cina, Australia e Malesia. Questi hanno in programma una prossima riunione per fare il punto della situazione e hanno già annunciato che se non ci sarà alcuna nuova prova credibile la ricerca non sarà prolungata nonostante le richieste provenienti dalle famiglie delle vittime. Del resto ogni ulteriore ricerca richiederebbe un nuovo ciclo di finanziamenti da parte dei  tre governi per una ricerca che è già la più costosa nella storia dell'aviazione.

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