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Vigevano: lettera della giovane picchiata da tre 16enni perché “camminava sul loro territorio”

La vittima ha inviato una lettera aperta al Corriere della Sera: “Io cammino a testa alta, non ho paura”.
A cura di D. F.
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La scorsa settimana una ragazza di 14 anni è stata aggredita a Vigevano, in provincia di Pavia, da tre coetanee che le hanno provocato lesioni che i medici hanno giudicato guaribili in dieci giorni. Le indagini hanno dimostrato che a scatenare il violento pestaggio è stata una ragione a dir poco paradossale: second i carabinieri, infatti, le tre 16enni accusate si sono giustificate spiegando che la 14enne si era macchiata della grave colpa di passeggiare su un "territorio riservato", cioè destinato alla "caccia" dei ragazzini. Per questa ragione le tre giovani hanno preso a calci e a pugni la loro coetanea, in un impeto di violenza che deve preoccupare non poco, soprattutto per le futili motivazioni avanzate. Ebbene, a una settimana da quegli episodi la vittima del bullismo ha scritto una lettera al Corriere della Sera:

Sono la quattordicenne che è stata picchiata fuori dalla scuola da tre ragazze sedicenni a Vigevano la scorsa settimana. Io sono una ragazza fortunata: ho una bella famiglia, ho due genitori con cui sono libera di parlare di tutto, ho un fratello dispettoso, ma al quale voglio bene anche se mi chiama «Medusa» perché dice che con lui ho lo sguardo cattivo, ho due gatte pestifere e ho buone amiche. Sono brava a fare i cup cake, mi è venuta la passione guardando in tivù Buddy Valastro. La maggior parte delle volte cucino con il mio papà (i nostri ultimi esperimenti insieme sono stati il sushi e gli involtini primavera), ascolto la musica rap, disegno fumetti e adoro giocare con la Wii e ai videogame. Da grande voglio fare la pasticciera.

Quello che mi è successo a scuola non me lo aspettavo. Una delle tre ragazze che mi hanno aggredita la conoscevo e mi aveva preso di mira da un po’, ma non pensavo che sarebbe arrivata a tanto. Forse ce l’aveva con me perché anche se frequento la prima classe sono stata scelta per un progetto e lei no ed è più grande di due anni. Ma è una cosa che penso io, non sono sicura. Quel giorno mi stavano aspettando fuori da scuola all’uscita. Una faceva il palo, mentre le altre a turno mi tiravano calci. Fortunatamente i miei compagni erano lì e più di una volta hanno provato a dividerci, anche se le tre ragazze hanno continuato a picchiarmi. Dopo mi è venuto in soccorso un signore giovane che ha provato a farmi calmare e mi ha portato a casa in macchina. Colgo l’occasione per ringraziare sia lui che i miei compagni.

Una cosa che vorrei dire sul bullismo è che questa gente dimostra solo vigliaccheria nel presentarsi in gruppo per affrontare un solo individuo; così facendo dimostrano solo di aver paura. Suggerisco a tutti quei ragazzi e bambini che vengono picchiati dai bulli di sentirsi liberi di raccontare ai genitori quello che gli succede o comunque di parlare con un adulto di cui possono veramente fidarsi. È inutile nascondersi perché nel bene e nel male le cose si vengono a sapere lo stesso. Bisogna parlare soprattutto se è una situazione come la mia o come quella di tante altre persone, ma alle vittime dico: è bene farvi aiutare perché mi sembra inutile che gli altri vi rovinino la vita per niente, sono persone che non si meritano né la vostra attenzione né la vostra fiducia, ma soprattutto non si meritano il vostro rispetto e la vostra amicizia. Lunedì tornerò a scuola, se il medico dice che va bene, accompagnata da mio papà. Io camminerò a testa alta e non avrò paura, perché queste ragazze che mi hanno aggredito alla fine si isoleranno da sole. Spero che questa lettera possa aiutare altri a prendere coraggio e a denunciare i fatti di bullismo, perché si può sconfiggere.

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