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Aprire un ristorante in casa? In arrivo nuove regole e un tetto di 5mila euro l’anno

Adesso il testo passa al Senato. La legge pone regole all’attività di “home restaurant”: un limite di 500 coperti all’anno e un tetto di 5mila euro per il compenso per il cuoco. Norme che però non si applicheranno se verranno organizzati meno di cinque eventi culinari: in quel caso, infatti, si parlerà di “social eating”.
A cura di C. T.
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La Camera dei deputati ha dato il via libera alla proposta di legge che disciplina gli "home restaurant", ossia l'attività di ristorazione nelle abitazioni private. Adesso il testo – approvato a Montecitorio con 326 voti a favore, 23 contrari (i gruppi Lega e Cor) e 27 astenuti – passa al Senato.

La legge pone regole all'attività di "home restaurant": un limite di 500 coperti all'anno – previsto da un emendamento del Pd approvato dalla Camera – e un tetto di 5mila euro per il compenso per il cuoco. Norme che però non si applicheranno se verranno organizzati meno di cinque eventi culinari: in quel caso, infatti, si parlerà di "social eating". Il testo passato alla Camera, tra l'altro, prevede che gli "home restaurant" non debbano avere la certificazione Haccp, l'attestato dell'analisi dei rischi e controllo dei punti critici richiesto per le strutture dove si producono e vendono cibi. Sarà un decreto del ministero della Salute a determinare "le buone pratiche di lavorazione e di igiene determinate nonché le misure dirette" al contrasto dell'alcolismo.

Secondo Angelo Senaldi, deputato Pd e relatore della proposta, "quella sugli home restaurant è una legge necessaria che mira a regolamentare un settore, quello dei ristoranti in casa, che si sta sviluppando in modo esponenziale sulla scia della più ampia legge sulla sharing economy. Mira a tutelare sia l'esercente che il consumatore ed è stata scritta rispettando la massima trasparenza, poiché i pagamenti del servizio saranno effettuati in modo elettronico e quindi tracciabile attraverso la piattaforma web che unisce l'esercente che fornisce il servizio di ristorazione al cliente finale". Si tratta, ha aggiunto, di una "normativa innovativa, prima in Europa, che tende a dare impulso alla sharing economy, in linea con la direttiva europea che mira proprio ad incentivare e incoraggiare la sharing economy. La nostra proposta di legge vuole essere un punto di equilibrio fra l'attività degli homr restaurant e la ristorazione tradizionale; non vuole fermare il fenomeno degli home restaurant ma nemmeno renderlo concorrente della ristorazione tradizionale, fiore all'occhiello del nostro Paese".

L'esigenza di regolamentazione è nata dal fatto che il fenomeno ha preso piuttosto piede nell'ultimo periodo. Stando ai dati di una ricerca della Confesercenti, infatti, solo nel 2014 gli home restaurant hanno fatturato oltre 7 milioni di euro in Italia. Nel nostro Paese sono per ora attivi 7mila cuochi circa che nel complesso hanno organizzato oltre 37mila eventi, che hanno visto la partecipazione di circa 300mila persone. Gli incassi medi per serata di aggirano intorno ai 194 euro e le regioni dove il fenomeno è più diffuso sono la Lombardia (16,9%) il Lazio (13,3%) e il Piemonte (11,8%).

"Il tetto dell'attività è di 500 coperti l'anno con un introito di 5 mila euro l'anno – ha spiegato ancora Senaldi – numeri che rispecchiano questo intento di equilibrio. La nostra proposta di legge vuole regolamentare un settore in profonda crescita prima che la situazione possa divenire incontrollata e incontrollabile. La legge prevede che i pasti dovranno rispettare i criteri igienico sanitari, in modo da tutelare la salute dei cittadini. No dunque a concorrenza sleale, no a pagamenti in nero e nessuna attività professionale. Solo un piccolo arrotandamento del reddito per chi ama l'attività della ristorazione fai da te e ha la passione per la cucina".

Critiche al testo di legge, invece, sono arrivate da parte di coloro che ne sarebbero i destinatari. Secondo Giambattista Scivoletto, amministratore del sito www.bed-and-breakfast.it e fondatore di HomeRestaurant.com, si tratta di una legge che impone troppi limiti e controlli, e che quindi porterà "inevitabilmente alla rinuncia di tantissimi aspiranti cuochi casalinghi, soprattutto quelli che più avrebbero portato lustro ed esperienza al settore dell’accoglienza culinaria domestica": "Si pensi, ad esempio, alle nonne, alle mamme o alle zie, prime depositarie della cultura gastronomica tipica italiana, alle prese con le registrazioni sulle ‘piattaforme digitali' o con i pagamenti in forma elettronica, costrette a dire a chi le chiama al telefono che no, se si vuole assaggiare la parmigiana di melanzane come si faceva una volta bisogna andare sul sito www-punto-punto, prenotare e pagare lì e poi, mezz’ora prima di servire il pasto, collegarsi al sito e dichiararlo, pena multe salatissime".

Un sondaggio eseguito da HomeRestaurant.com ha mostrato come tra gli aspiranti iscritti al gruppo, quasi il 90% non pensa di aprire se queste regole verranno confermate. Secondo Scivoletto, quello degli Home Restaurant è un settore "che anche se fosse stato lasciato sviluppare senza freni e limiti non avrebbe minimamente intaccato quello della ristorazione classica, che con 76 miliardi di volume d’affari nel 2015 (e la cui sola evasione fiscale fisiologica potrebbe coprire buona parte delle finanziarie di ogni anno), schiaccia con ordini di grandezza a quattro zeri il probabile volume d’affari degli Home restaurant da qui a pochi anni", che nel 2014 è stato di 7,2 milioni. Numeri che, ha concluso, denunciano "l'infondatezza dei timori sulla possibile evasione fiscale degli Home restaurant. Di certo ci sarà in misura percentuale identica a quella delle altre attività, ma una cosa è una percentuale calcolata su 76 miliardi, un'altra quella calcolata su pochi milioni. Se quindi l'urgenza era quella di recuperare denari dall'evasione, si è sbagliata – e di tanto – la mira del provvedimento".

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