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Via libera alla riforma degli statali: nuove norme per il licenziamento degli assenteisti

Il consiglio dei Ministri ha dato il primo via libera al decreto correttivo relativo al Testo Unico per la Pubblica Amministrazione elaborato dal ministro Marianna Madia. Il provvedimento prevede numerose novità, tra cui norme per semplificare i licenziamenti degli assenteisti.
A cura di Charlotte Matteini
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marianna madia

Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera alla riforma della Pubblica Amministrazione elaborata dal ministro Marianna Madia, che ora necessita, per divenire definitiva a tutti gli effetti, del vaglio vincolante delle Regioni, delle commissioni parlamentari competenti e infine di una nuova approvazione del Cdm. All'interno del decreto correttivo al Testo Unico sulla Pa sono presenti numerose novità che riguardano soprattutto le norme per i licenziamenti degli assenteisti, i cosiddetti "furbetti del cartellino" e "del weekend" e lo sblocco del turnover. Per quanto riguarda le assunzioni nella Pubblica Amministrazione, il decreto prevede stabilizzazione di parte dei dipendenti precari – e non di tutta la forza lavoro ammontante a 300mila unità complessive – ovvero di quelli che lavorano nella Pa da almeno 3 anni, anche non continuativi, e che abbiano superato un concorso pubblico. Per chi invece risulti lavoratore della Pubblica amministrazione da almeno 3 anni ma non sia vincitore di concorso, ci sarà la possibilità di godere di una sorta di "ripescaggio".

Per la stabilizzazione dei precari non sono previste nuove risorse economiche, che sono "già stanziate dalle amministrazioni potranno essere trasferite dai contratti a tempo determinato alle assunzioni a tempo indeterminato", ha evidenziato il ministro Madia. Sul punto, però, i sindacati non sembrano essere molto convinti e chiedono alcune modifiche, come ad esempio una stretta sui tempi di realizzazione previsti, che il ministero individua in 3 anni circa. Per combattere gli abusi nell'utilizzo di contratti precari, inoltre, il decreto prevede che le amministrazioni debbano mettere a punto un rapporto informativo da trasmettere entro il 31 gennaio di ciascun anno agli organismi di valutazione e anche al Dipartimento della Funzione Pubblica per una relazione annuale al Parlamento. Attraverso dei piani triennali, verrà determinato il numero delle nuove assunzioni volte a coprire il cosiddetto turnover dei dipendenti dei vari settori della Pubblica Amministrazione. Nelle prove di concorso, inoltre, verrà saggiato il livello di conoscenza della lingua inglese.

Per quanto riguarda gli assenteisti e i "furbetti del cartellino" e "del weekend", il decreto inserisce alcune nuove norme dedicate ai licenziamenti e alle procedure disciplinari da intraprendere nel caso in cui un dipendente infranga i regolamenti. L'articolo 18, ovvero il diritto al reintegro in caso di licenziamento illegittimo, non verrà toccato per i lavoratori della Pa, ma in caso di "reiterata violazione di obblighi concernenti la prestazione lavorativa" o "l'insufficiente rendimento rilevato dalla reiterata valutazione negativa della performance del dipendente negli ultimi tre anni", i dipendenti potranno subire una serie di conseguenze disciplinari. Stesso tipo di stretta anche per quanto riguarda le assenze sospette, ovvero quelle "in continuità con le giornate festive e di riposo settimanale", o “collettive” o "in periodi in cui sarebbe necessario assicurare continuità nell’erogazione dei servizi all’utenza". Nonostante le norme inserite nel decreto, spetterà comunque ai contratti collettivi nazionali individuare le condotte e fissare le corrispondenti sanzioni disciplinari.

Con la riforma della Pubblica Amministrazione la competenza sugli accertamenti per malattia dei dipendenti passerà dalla Asl all'Inps, con la conseguente creazione di un polo unico che si occuperà dei controlli nel settore privato e pubblico e un'armonizzazione delle fasce orarie, che ammonteranno a sette ore giornaliere totali per tutti i dipendenti senza distinzioni.

Il decreto Madia cambierà inoltre la distribuzione dei cosiddetti "premi di produzione". Rispetto al passato, ovvero quanto stabilito dalla riforma Brunetta che basava la distribuzione su quote fisse predeterminate per legge, in futuro saranno garantite differenziazioni a seconda dei contratti e di precisi obiettivi fissati, con paletti per impedire la distribuzione a pioggia dei vari premi.

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