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Vi racconto la truffa del gioielliere (lontano cugino) senza benzina

Napoli, piazza Carità: in un afoso venerdì di giugno va in scena l’articolata truffa dell’uomo che si finge un parente lontano e poi chiede quattrini. Questa volta, però, gli è andata male.
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La scena del "cavalluccio rosso" dal film "Così parlò Bellavista" di Luciano De Crescenzo
La scena del "cavalluccio rosso" dal film "Così parlò Bellavista" di Luciano De Crescenzo

Napoli, piazza Carità. Sono passate da poco le 19.30, la zona di passaggio tra la parte "alta" e quella "bassa" di via Toledo brulica di persone. Davanti al monumento a Salvo d'Acquisto, camminando a piedi (manco a dirlo, parlando a telefono), ad un certo punto vedo una persona che, all'interno di un'auto, un monovolume Opel, non di ultima generazione, si sbraccia. E indica proprio me.
«Mi stai guardando, eh? Ti stai chiedendo chi sono? E lo so, sono un po' cambiato, ma tu sei rimasto uguale! Eddai, indovina? Chi sono?». Così esordisce. Faccia paffuta, giacca, camicia. Aria non proprio distinta ma sicuramente non si presenta come un pezzente. E poi è a bordo di un'auto. Incurante all'inizio, degli altri automobilisti dietro di lui, il truffatore mi aggancia in venti secondi. Poi dice: «Aspetta, mi sposto con l'auto così possono passare». Ecco l'inizio dei dieci minuti più strani dell'ultimo periodo. Sorride sempre.

«Indovina chi sono?» E questo è un mantra che il tizio ripeterà, all'inizio, almeno 5-6 volte. «Non lo so, non sono fisionomista» replico. Il tizio sorride: «Non ci posso credere: non mi hai riconosciuto. Con chi giocavi quando eri piccolo, a casa di tua zia? È vero che vivo fuori Napoli da anni, ma guardami bene…di faccia non sono cambiato!».

Dopo un venerdì di lavoro e una "vasca" d'afa in via Toledo la capacità di intendere è davvero ridotta ai minimi termini. Il truffatore ha individuato la vittima sbagliata: i giornalisti hanno indubbiamente la guardia più alta, non foss'altro per le storie che leggono e scrivono tutti i giorni. E soprattutto cammino sempre con pochi spicci in tasca. Decido di stare al gioco. Vediamo questo stupido dove vuole arrivare. O quanto meno vediamo chi fra me e lui lo è di più.

La tecnica del furbetto è sempre la stessa: raffica di domande apparentemente confusionarie e invece miratissime: cerca di capire non il tuo nome (sarebbe la cosa più facile, chiedergli "scusa, visto che la sai tanto lunga, dimmi come mi chiamo io") ma il nome di qualcuno dei tuoi parenti, di un amico, il nome di una qualsiasi località di tua conoscenza o residenza presente e passata e imbastire rapidamente una storia: «Ma come, non ricordi? Quale tua zia vive fuori Napoli?». Spesso imbrocca: chi non ha un parente fuori città cui è legato da vecchi ricordi d'infanzia? Io sto al gioco e fingo di avere abboccato.

Con me casca male su una sola domanda: «E ora, che lavoro fai?»
Il motivo è molto semplice: ho fatto tantissimi lavori, ma quello principale non l'ho mai cambiato da quando avevo circa vent'anni. E i miei familiari sono praticamente tutti consapevoli di avere in famiglia il giornalista (per molti anni senza ferie, senza feste comandante, senza orari fissi).

Inizia lo show: «Io sono un gioielliere, vivo a Roma, ecco il mio numero di telefono (senza un bigliettino, scritto su un foglietto di carta e poi mi accorgo che è con una cifra in più). Sei sposato, sei fidanzato? Ti regalo quest'orologio (una clamorosa patacca) ci sentiamo presto…» e poi, prima di farmi allontanare, mi richiama per la conclusione della perfetta (pensa lui) truffa.
«Senti, io sono rimasto senza benzina e devo tornare a Roma. Ho venti euro, ma non avresti cento euro da prestarmi? Te le ridò domani perché io sto di nuovo qui a Napoli…»

La sceneggiata si conclude con me che sputtano il truffatore, gli lancio l'orologio-patacca in auto e via.
Però penso: quanta gente ci casca? Quanti sono quelli fregati quotidianamente da questa gente che – mi dicono amici nelle forze dell'ordine – nel periodo estivo lavorano intensamente?

Dunque, io sono stato fortunato e (un po') furbo. Ma magari se ricordiamo ai più anziani che c'è gente pronta a imbastire questa pantomima per raggranellare pure 30 euro, male non facciamo.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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