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Vercelli, si impicca a 26 anni. I genitori: “Vittima dei bulli”

I genitori del giovane suicida a Borgo d’Ale sostengono che alla base del gesto estremo ci sarebbero stati atti di bullismo e ora chiedono giustizia. A raccontare e denunciare le violenze subite era stato lo stesso 26enne. La Procura di Vercelli ha aperto un fascicolo.
A cura di Susanna Picone
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UPDATE ORE 12.50 – La Procura di Vercelli ha aperto un nuovo fascicolo di atti relativi, senza indagati e ipotesi di reato, per il suicidio del ragazzo di 26 anni che secondo i suoi genitori era caduto in depressione dopo essere stato vittima di bullismo. Si aggiunge al fascicolo aperto da oltre un anno per gli episodi di bullismo. Il fascicolo è stato affidato al sostituto procuratore Ezio Domenico Basso. Era stato lo stesso suicida, nell'aprile del 2014, a denunciare alla polizia postale di Biella i pesanti scherzi subiti, con tanto di foto su Facebook.

Un giovane di 26 anni si è tolto la vita impiccandosi nella provincia di Vercelli e, stando ai suoi genitori, la colpa sarebbe da ricondurre agli atti di bullismo che aveva subito. Scherzi pesanti, come ad esempio chiuderlo in un bidone dell'immondizia, fotografarlo e poi pubblicare l'immagine su Facebook. Il ragazzo aveva anche raccontato le violenze subite alla polizia postale che dopo la denuncia aveva fatto rimuovere tutto dai social network e trasmesso gli atti alla procura. Come scrive il Corriere.it, che riporta anche le parole del padre del giovane, gli inquirenti avevano indagato un suo ex collega di lavoro. Il giovane comunque sarebbe caduto in depressione: da più di un anno usciva di casa solo se accompagnato, fino alla drammatica decisione di togliersi la vita. Il 26enne si è impiccato nella camera al secondo piano della casa dove abitava con i genitori. Genitori che adesso chiedono giustizia: sanno che nessuno gli restituirà il figlio ma vogliono capire cosa è successo. “La polizia non ha avuto il coraggio di farmi vedere tutto – ha raccontato in lacrime il padre del ragazzo suicida -. So solo che più volte mio figlio è stato gettato nel bidone dell’immondizia, fotografato e filmato. Ci sono anche cose più pesanti ma non mi sono state riferite e io non ho avuto il coraggio di guardarle sul computer”.

La testimonianza del padre del giovane suicida – Il giovane lavorava in una carrozzeria di Borgo d’Ale dal 2006: appassionato di motori, viene descritto come un ragazzo introverso dal carattere debole. “Può darsi che all’inizio siano stati scherzi innocenti – ha raccontato ancora il padre – ma col tempo devono essersi fatti più umilianti e pesanti. Fino a quando i nervi di mio figlio hanno ceduto. Mi ricordo il giorno preciso: il 22 ottobre del 2013 Andrea è tornato a casa fuori di sé, non riusciva a parlare ma solo a urlare. Da quel giorno a noi non ha più detto niente di quel che gli era accaduto e non ha più voluto presentarsi al lavoro né uscire di casa”. Negli ultimi tempi il giovane aveva detto ai genitori di voler tornare a lavorare e aiutare la famiglia: “Lui era un buono, sono sicuro che sarebbe stato disposto anche a perdonare chi lo tormentava. Non ne ha avuto il tempo. Anche io non voglio che adesso qualcuno vada in galera per questa brutta storia: voglio solo che i responsabili paghino, paghino con quello che hanno e che i soldi vadano in beneficenza alle associazioni dei volontari di Borgo d’Ale”.

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