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Venne licenziato perché malato di cancro: è morto Oliviero Biancato

L’uomo venne licenziato dalla sua ditta per aver fatto troppi cicli di chemioterapia. Nel luglio del 2012 – benché gravemente malato – salvò una donna che aveva tentato il suicidio gettandosi in un fiume.
A cura di Davide Falcioni
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Oliviero Biancato è morto venerdì nella sua abitazione: il suo nome non dice nulla ai più, ma forse ricorderete la sua storia. Il 29 aprile scorso ricevette una lettera di licenziamento dalla società di Mestre per la quale lavorava come elettricista. La ragione? "Ha esaurito i giorni di malattia concessi in tre anni (sono 274, ndr) per potersi curare – spiegò la moglie – è stato operato a giugno scorso, poi ha cominciato una prima fase". Un fulmine a ciel sereno per l'uomo, "colpevole" di essersi ammalato di tumore e di aver tentato in tutti i modi di curarsi. "Tra novembre e dicembre siamo stati nel limbo perché non si capiva che terapie effettuare. A metà febbraio c'è stato un nuovo ricovero, perché la malattia è ripresa”, raccontò la moglie. Dentro e fuori gli ospedali; poi la decisione shock dell'azienda. “Il 24 maggio mio marito dovrà sottoporsi al sesto ciclo di chemio – continuò la donna – se la tac fosse andata bene lui aveva tutta l'intenzione di tornare al lavoro”. “Non è una questione economica – precisò la moglie – ma di avere almeno il diritto di ammalarsi. Pensi che mio marito voleva rientrare al lavoro e lasciar perdere le terapie. Se per curarsi si perde il posto, allora uno per che cosa lotta a fare".

Le proteste della donna non servirono a nulla. L'uomo venne licenziato in ossequio all'articolo 19 del contratto collettivo dell'industria metalmeccanica, che regola il cosiddetto "periodo di comporto". L'uomo è morto qualche giorno fa: era conosciuto da tutti come "l'eroe di san Giuliano" perché nel luglio del 2012 non esitò a tuffarsi nel Canal Salso per salvare una donna di 42 anni che voleva uccidersi, proprio all'altezza del cavalcavia, nel pieno del traffico cittadino.

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