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Venezia, il sindaco rimuove dalle scuole i libri con “genitore 1” e “genitore 2”

Il primo cittadino ha rimosso tutti i libri di fiabe contenenti i concetti di “genitore 1 e genitore 2”.
A cura di D. F.
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Uno dei primi atti ufficiali del nuovo sindaco di Venezia? Quello di far rimuovere dalle scuole materne "tutti i libri gender" perché "l'educazione in questo campo compete alle famiglie". Luigi Brugnaro, da poche settimane primo cittadino di Venezia, ha dato ordine di eliminare da tutte le scuole dell'infanzia tutti i libri illustrati che descrivono la famiglia come fondata da un genitore 1 e un genitore 2, non necessariamente donna e uomo. Il sindaco li considera "libri gender": "L'avevo detto in campagna elettorale e l'ho semplicemente fatto: ho dato indicazione perché vengano ritirati dalle scuole comunali – resteranno naturalmente nelle biblioteche – i libri gender, genitore 1 e genitore 2: sono temi che non devono riguardare i bambini, materie da lasciare ai loro genitori, nella piena libertà di scelte degli adulti".

Secondo Luigi Brugnaro, infatti, educare al rispetto delle diversità spetta alle famiglie e non alle istituzioni scolastiche. Per questa ragione il sindaco ha ordinato un passo indietro rispetto alla posizione espressa dal suo predecessore Orsoni e portata avanti dalla consigliera comunale di centrosinistra Camilla Seibezzi, allora delegata ai diritti civili e contro le discriminazioni. Le fiabe che affrontano il complesso tema della differenza di genere non potranno quindi essere più consultate nelle scuole di Venezia, malgrado l'amministrazione guidata da Orsoni avesse investito 10mila euro in quei volumi.

Ma che temi trattavano i libri? Tramite illustrazioni e storie di animali introducevano agli studenti il tema delle famiglie omogenitoriali, ma anche alle differenze di religione o di nazionalità: la decisione dell'ex sindaco aveva innescato tensioni all'interno della stessa giunta. I libri tuttavia, una volta introdotti nelle scuole, potevano essere consultati dalle maestre in caso di necessità. Una decisione che in realtà era stata copiata in altre scuole italiane, perché considerata all'avanguardia per quanto riguarda la cultura del rispetto dei diritti civili.

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