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Vendono le fedi nuziali per sopravvivere: il prete organizza colletta e le ricompra

Accade a Rovigo, dove un sacerdote ha organizzato una colletta e ricomprato le fedi a una coppia che, per sopravvivere, era stata costretta a venderle.
A cura di D. F.
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Essere costretti a vendere le fedi nuziali, cioè tra i ricordi più importanti di una vita, per sopravvivere: capita anche questo, e sempre più spesso, nel pieno di una crisi economica che ha ridotto alla povertà milioni di italiani. Tuttavia stavolta la vicenda ha avuto, almeno in parte, un lieto fine. Come racconta Il Gazzettino, infatti, il 48enne Diego e sua moglie hanno scoperto che il loro parroco aveva dato vita a una colletta promossa su facebook per ricomprare le fedi e ridonare ai loro legittimi proprietari.

Diego, che insieme alla moglie ha un figlio, ha raccontato del suo gesto estremo di vendere le fedi pur di racimolare quanto necessario, facendo scattare la gara di solidarietà. A organizzare gli aiuti è stato don Gianni Vettorello, sacerdote di San Bortolo, che ha lanciato una campagna di donazioni su Facebook. "Non si tratta solamente di restituire le fedi nuziali a una coppia che ha dovuto privarsene per sopravvivere – ha scritto ai parrocchiani – ma di restituire dignità e autostima a una famiglia che rischiava di perderla". Alla colletta hanno partecipato anche alcuni terremotati abruzzesi, invertendo la rotta degli aiuti che avevano ricevuto. Quando la coppia si à recata a ricomprare gli anelli ha scoperto che erano già stati fusi ma don Vettorello non si è dato per vinto e ne ha comprati di nuovi che da sabato, lucidissimi, sono tornati sulle mani dei due sposi.

"Le fedi sono tornate, i generi alimentari sono arrivati, le offerte in denaro sono state recapitate, mancherebbe solo la cosa più importante e decisiva per questa famiglia bisognosa: " un lavoro" – ha detto il parroco – . Il lavoro è dignità, il lavoro è salute ed armonia, il lavoro è poter uscire al mattino a testa alta e poter ritornare alla sera, stanchi, ma orgogliosi per aver messo sul tavolo il pane, non frutto di elemosina, ma frutto del proprio lavoro. Anche i figli si accorgeranno che quel pane ha un profumo e un sapore diverso; il sapore della dignità riconquistata. Io ci credo!".

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