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Veleni nell’acqua, veneti sotto osservazione: sostanze tossiche nel loro sangue

Maxi campagna sanitaria dedicata a 250.000 residenti nelle province di Vicenza, Verona e Padova. Nel sangue di molti veneti ci sono infatti varie sostanze derivanti dall’inquinamento da Pfas. Per l’assessore alla Sanità sono più di 60000 le persone contaminate.
A cura di Susanna Picone
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UPDATE 20-02-2017 – Nota ufficio stampa Miteni. La nota del 20-02-2017 sulle dichiarazioni del presidente del Veneto Zaia in relazione alle ricerche da svolgere sui terreni Miteni: “Piena disponibilità a ogni sopralluogo sui nostri terreni”. “Vogliamo confermare al presidente Luca Zaia che Miteni continuerà a collaborare con le istituzioni per ogni approfondimento o accertamento riguardante la caratterizzazione dei terreni. Dal 2014 l’azienda ha realizzato, sotto al supervisione e indicazione di Arpa Veneto, oltre 70 carotaggi per analizzare il terreno dello stabilimento e altri 16 carotaggi all’esterno dell’impianto secondo un piano di valutazione condiviso con l'agenzia regionale. Siamo a completa disposizione degli organi ambientali e di controllo per un pieno accesso ai nostri terreni nello spirito di collaborazione che ribadiamo”.

Nel sangue di molti cittadini veneti ci sono varie sostanze derivanti dall’inquinamento da Pfas. Lo dicono i primi risultati dello studio di biomonitoraggio che la Regione ha realizzato con l’Istituto superiore di sanità proprio sull’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) rilevato in alcune aree del territorio. “Più di 60000 persone residenti nelle zone a maggior impatto sono contaminate – ha fatto sapere l’assessore regionale alla Sanità, Lucio Coletto – Altre 250.000 sono interessate dal problema”. In particolare nel sangue dei vicentini scorrono quantità rilevanti di Pfas, gruppo di composti prodotti dalla fabbrica chimica Miteni di Trissino che hanno contaminato le falde acquifere della zona. La zona maggiormente colpita è quella compresa tra i comuni di Montecchio Maggiore, Lonigo,Brendola, Creazzo, Altavilla, Sovizzo, Sarego. “Tengo a sottolineare che in questa vicenda ci sono delle parti lese: la Regione, i Comuni, le aziende acquedottistiche, i cittadini residenti nelle aree interessate da un inquinamento le cui responsabilità non sta a me ma alla magistratura indicare. Per parte mia dico che stiamo approfondendo l'intera questione sul piano giuridico per verificare ogni possibilità di ottenere il risarcimento che ritengo dovuto a tutti coloro, istituzioni, enti, singoli cittadini, sui quali pesano già ingenti costi, che non sono ancora finiti”, ha detto Coletto aprendo la conferenza stampa nel corso della quale sono stati presentati i dati.

Le indagini sull’origine della contaminazione, iniziate nel 2013 in seguito a un esposto dell’Arpa, sono rimaste ferme per tre anni in procura a Vicenza. Secondo gli inquirenti, per contestare il reato di avvelenamento delle acque sarebbero stati necessari i risultati di uno studio epidemiologico e ora la Regione ha fatto sapere di volerne avviare uno partendo dalle 60000 persone più esposte della provincia di Vicenza. Coletto ha spiegato che le analisi saranno effettuate a carico della sanità regionale e verranno estese a tutti i 250.000 cittadini residenti nelle province di Vicenza, Verona e Padova. Chi risulterà positivo agli esami verrà seguito con un protocollo di follow-up semestrale a partire da gennaio 2017.

La replica di Miteni

"Concordiamo pienamente con quanti chiedono un tavolo tecnico di confronto sul tema dei Pfas – dice l’amministratore delegato di Miteni Antonio Nardone- Siamo pronti a partecipare con il nostro bagaglio di conoscenza tecnica". "Stiamo assistendo allo stillicidio di indagini sanitarie parziali, per esplicita affermazione di chi le ha condotte, e contraddittorie tra loro, in contrasto con i più significativi studi svolti in tutto il mondo. Alle legittime preoccupazioni di chi abita in questo territorio, tra cui ci siamo anche noi tutti di Miteni, va risposto con chiarezza e serietà e non con polemiche politiche". "Voglio ricordare che l’azienda effettua da sempre controlli sanitari accuratissimi e costanti sui propri lavoratori e che i risultati sono stati oggetto di uno studio scientifico pubblicato su prestigiose riviste internazionali. Lo studio ha documentato, analizzando per decenni centinaia di lavoratori, che non ci sono correlazioni tra alcuna patologie e Pfas. Tutti i dati sono stati messi a disposizione delle istituzioni che auspichiamo affrontino il problema in modo ordinato e chiaro a beneficio di tutti".

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