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Vania bruciata viva dall’ex: la perseguitava da mesi

Vania Vannucchi è stata bruciata viva dall’ex compagno Paolo Russo. L’uomo l’ha attirata in uno spiazzo alle spalle dell’ospedale di Campo di Marte, l’ha cosparsa di benzina e le ha dato fuoco. Il gup di Lucca, Antonia Aracri, lo ha condannato a 30 anni di carcere per omicidio e stalking.
A cura di Angela Marino
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Omicidio volontario aggravato da premeditazione e crudeltà, stalking. Queste le accuse che hanno portato a una condanna di 30 anni di carcere per Pasquale Russo, 46enne ex addetto di una cooperativa di servizi per l'ospedale di Lucca residente a Capannori. Secondo il tribunale di Lucca che ha emesso la sentenza l'uomo avrebbe ucciso la sua ex compagna dandole fuoco nello spiazzo alle spalle dell'ospedale di Campo di Marte, entrambi avevano lavorato.

È accaduto lo scorso 2 agosto. I due si sono dati appuntamento alle 13 nello slargo. Vania pretendeva la restituzione del suo telefonino che il Russo aveva trafugato dall'abitazione della donna introducendosi quando lei non era in casa. Da tempo ormai il 46enne perseguitava l'operatrice sanitaria chiedendole o intimandole di tornare con lui, controllandola come aveva cercato di fare appropriandosi del telefonino, fino all'ultimo terribile capitolo, quello andato in scena davanti all'ospedale.

Al culmine di una discussione, come ricostruito in sede processuale, l'uomo ha cosparso di benzina l'ex compagna e le appiccato il fuoco. Le grida della vittima hanno richiamato il personale dell'ospedale che si è precipitato fuori dall'edificio per soccorrerla mentre il suo aguzzino si allontanava tranquillamente in scooter. "È stato Paolo", ha avuto la forza di dire Vania, agonizzante, prima di essere trasferita all'ospedale di Cisanello dove è morta24ore dopo per le ustioni riportate sul 90 per cento del corpo. Dapprima Russo, sposato e padre di tre figli, negò l'intento omicida ammettendo di aver gettato benzina addosso alla donna. I giudici del tribunale di Lucca hanno ritenuto evidente la premeditazione non solo in virtò del fatto che l'imputato aveva portato con sé la tanica di benzina, ma ipotizzando anche che Russo avesse rubato il cellulare per costringere la vittima a incontrarlo.

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