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Valentina Sanna lascia la presidenza del Pd sardo: “Partito allo sfascio, mi vergogno”

Si è dimessa la presidente dell’assemblea del Pd sardo. Con una lunga lettera al segretario regionale, il senatore Silvio Lai, motiva la sua improvvisa decisione di lasciare anche il partito.Tante le critiche, sia alla gestione a livello nazionale, sia a livello locale.
A cura di Biagio Chiariello
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"Lascio questo Pd perché non mi riconosco affatto in chi lo governa realmente a livello nazionale e regionale". Con queste parole la presidente dell'assemblea del Pd sardo, Valentina Sanna, annuncia le sue dimissioni. La decisione è arrivata questa mattina tramite una lunghissima lettera aperta nella quale ha giustificato la sua decisione di lasciare pure il partito a Silvio Lai, segretario regionale dei democratici. Sanna ammette subito le difficoltà con le quali si è dovuto cimentare in questi anni, in cui ha provato "rabbia, delusione, sgomento, sfiducia, sì. E a tratti rassegnazione. Poi tornavano la determinazione e la speranza". Negli ultimi però è subentrato la "vergogna". "E' un sentimento nuovo che non trova più una giustificazione proporzionata al danno morale che il Pd – spiega l'esponente del Pd, sino a qualche tempo fa vicino all'area di Paolo Fadda – sta infliggendo ai suoi elettori, ai militanti, agli iscritti, a me".

Sanna prende anche le distanze dal segretario Epifani e critica il governo Letta: "Non è solo Alfano a doversene andare a casa, sia chiaro, ma tutto questo improbabile Governo". Ma ce l'ha anche coi parlamentari che non hanno dissentito sul mancato ridimensionamento dell'acquisto degli F35 "promesso da Bersani", chiede la cancellazione del Porcellum, sul quale si dice "certa che Sel e M5S non farebbero mancare il loro appoggio. In mancanza di una nuova legge elettorale si torni almeno al Mattarellum". Insomma, la Sanna, parlando del Pd evidenzia come "la nostra credibilità è andata perduta e non dobbiamo nasconderci che una larga parte dei nostri militanti, iscritti, simpatizzanti percepisce il Governo attuale come il frutto di un accordo tra oligarchie".

Ad ogni modo, assicura che non farà mancare il suo impegno politico "con rinnovata passione e determinazione" seguendo però "una strada più coerente al suo sentire". Non manca un riferimento alla situazione del partito in Sardegna, dove "il tema del ricambio della classe politica è cruciale e non più rinviabile. Ma non servono un semplice rinnovamento generazionale, o un congresso guidato dai soliti, intramontabili capicorrente. Serve una svolta culturale, un affrancamento dal potere del capo locale".

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