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Usa, Agenzia governativa per l’ambiente accusata di aver insabbiato studi contro il glifosato

Il pesticida usati dalla Monsanto viene indicato dall’Oms come prodotto contro cui ci sono “limitate prove di cancerogenicità”, dall’agenzia Usa no. Mail e documenti relativi a un ex dirigente dell’Epa potrebbero rivelare un’azione volta a favorire la multinazionale delle biotecnologie agrarie.
A cura di Redazione
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Protesta contro l'uso del glifosato davanti alla Commissione europea.
Protesta contro l'uso del glifosato davanti alla Commissione europea.

L'accusa rivolta contro la Monsanto di utilizzare un pesticida cancerogeno travolge anche l'Epa (Environmental Protection Agency), l'agenzia americana cui è affidata la tutela ambientale e che ora è accusata di aver impedito la revisione degli studi scientifici sull'argomento. Centro di polemiche e cause legali è il glifosato, un pesticida accusato da più parti di essere cancerogeno e su cui ogni stato ha una sua politica. Se negli Stati Uniti ne è concesso l'utilizzo, in Italia no prima dei raccolti, in attesa di capirne la tossicità.

Le cause contro la Monsanto

Monsanto è una multinazionale di biotecnologie agrarie che vanta 18.000 dipendenti e un fatturato da 14,5 miliardi di dollari. Contro questo colosso si contano 55 cause sporte da chi denuncia la tossicità di Roundup, l'erbicida utilizzato dalla Monsanto e contenente glifosato. Le famiglie che hanno chiamato in causa la Monsanto sostengono che l'erbicida causi uno specifico tumore del sistema linfatico, il infoma non-Hodgkin. Gli atti sulle 55 cause sono stati recentemente decretati su decisione di Vince Chhabria, giudice distrettuale della Corte Federale di San Francisco.

Agenzia Usa accusata di aver insabbiato le prove contro il glifosato

L'Epa è sospettata di essere stata compiacente nei confronti della multinazionale delle biotecnologie. In particolare in alcuni documenti di un funzionario di rilievo impiegato nel settore dei pesticidi ricorre il nome di Jess Rowland, ex dirigente dell'agenzia, che avrebbe impedito la revisione degli studi sul glifosato. Come sintetizzato da Bloomberg, il dirigente dell'Epa è accusato di aver insabbiato i dati sulla cancerogenità del glifosato.

Accuse che riaprono la partita delle cause contro la Monsanto, aprono alla possibilità di inchieste sull'Epa e soprattutto invitano a ridiscutere gli studi sinora condotti sul pesticida. Lo studio di Gary Williams pubblicato nel 2000 su Regulatory Toxicology and Pharmacology – che accertava la non cancerogenicità dell'erbicida – è oggetto di un'indagine interna alla New York Medical College; a differenza dei risultati cui giunse lo Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) nel 2015, che classifico il glifosato come probabile cancerogeno umano.

Epa, Efsa, Oms: tutti in disaccordo

Per l'Epa – almeno prima della tempesta giudiziaria che si sta abbattendo sull'ex dirigente – il glifosato, entro certi limiti, non è cancerogeno. Per l'Efsa, Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, il pesticida non è effettivamente tossico se contenuto entro limiti più stringenti. Per l'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità, contro l'erbicida persistono "limitate prove di cancerogenicità". La differenza di giudizio sulla tossicità dell'erbicida deriva dalla diversità degli studi presi in esame dai tre enti.

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