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Università del Sud a rischio chiusura. Oggi blocco totale, niente lezioni

Esplode la protesta negli atenei del Meridione: attività sospesa nelle Università di Foggia, Bari, Lecce, Politecnico di Bari, Università del Molise e alle Università Federico II e l’Orientale di Napoli. ‘Sotto accusa’ l’adozione del nuovo sistema di turnover, legato all’introduzione del “devastante” decreto dei ‘punti organico’.
A cura di Biagio Chiariello
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Lo striscione esposto al Politecnico di Bari
Lo striscione esposto al Politecnico di Bari

Niente lezioni nelle università del Mezzogiorno, oggi 28 novembre. A fermare l’attività didattica sono stati i rettori di 11 atenei, tra i quali quelli del Salento, Foggia, Bari e Politecnico, Federico II e Orientale di Napoli, Molise e Calabria. La polemica riguarda l'adozione del nuovo sistema di turnover, legato all'introduzione dei ‘punti organico' per l’assegnazione dei posti disponibili per le assunzioni a fronte dei pensionamenti. Uno scenario poco confortante per accademie, professori e studenti. E così oggi c'è stato il blocco totale di tutte le attività. A Napoli, peraltro, ci sarebbe dovuto essere l'incontro  tra il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza e gli 11 ‘magnifici' degli Atenei del Sud per discutere del DM Punti Organico 2013, e in generale della situazione di emergenza di molte Università del Sud. Incontro che è stato però spostato a Roma, contribuendo ad acuire le tensioni. “Abbiamo appreso con disappunto e rabbia la notizia che il ministro Maria Chiara Carrozza ha rinunciato ad incontrare a Napoli i rettori delle università del Sud, per la questione dei punti organico, spostandolo a Roma. Aveva paura di essere contestata dagli studenti o ha rinunciato per paura di essere sbugiardata?", scrivono con rabbia in un comunicato gli studenti dell’Udu. 

Il problema, come detto, riguarda il nuovo sistema di turnover che rischia di penalizzare tutte quelle saranno l'Università con i bilanci non proprio felici. Il meccanismo è semplice. Per legge, visti i tempi difficili, ogni ateneo potrà assumere soltanto una parte degni insegnanti e del personale complessivamente andato in pensione: il ricambio è fissato al 20%, ciò vuol dire che se vanno in pensione 10 fra docenti e ricercatori, l'università potrà assumerne solo 2 in sostituzione. Questa quota viene poi ‘corretta' tramite le attribuzioni dei punti organico: agli atenei più virtuose viene data possibilità di assumere più personale rispetto alla soglia del 20%. Di fronte alla eventualità di non poter più equilibrare i pensionamenti con nuove assunzioni, le università rischiano la cancellazione dei corsi di laurea, l'innalzamento delle tasse per risanare i magri bilanci se non addirittura la chiusura.

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