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Università, crolla il numero di iscritti al Sud: “Atenei stanno morendo”

Secondo i dati dell’Anagrafe degli studenti del ministero dell’Istruzione gli atenei meridionali hanno perso in dieci anni 45mila iscritti. La fotografia ne deriva, spiega l’Udu, è drammatica.
A cura di Susanna Picone
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Secondo i dati del ministero dell’Istruzione nell'anno accademico 2014/15 gli iscritti all’università sono in notevole calo: oltre 71mila in meno. Crollo degli iscritti soprattutto negli atenei del Sud Italia, mentre nelle regioni del Centro e Nord si assiste a un leggero aumento di immatricolazioni: -3343 immatricolati al meridione (-3.98% rispetto allo scorso anno) contro un +1234 del Nord (+1.25%) e +1372 del Centro (+1.58%). La fotografia che viene fuori da questi dati secondo l’Unione degli Universitari (Udu) è drammatica: “I primi dati su immatricolazioni e iscrizioni per l'anno accademico 2014-15 – ha dichiarato Gianluca Scuccimarra, Coordinatore Nazionale Udu – sono purtroppo in linea con le nostre peggiori paure e previsioni: le prime analisi della nostra organizzazione parlano di un calo, rispetto lo scorso anno, degli immatricolati di 737 unità e addirittura di 71.784 studenti per quanto riguarda il totale degli iscritti. Il dato sugli immatricolati, per quanto ridotto in assoluto, conferma la tendenza degli ultimi anni che vede un calo ormai costante e ininterrotto dall'anno accademico 2003-04”. Il crollo degli studenti non è solo dovuto al calo degli iscritti o al numero di laureati, anch’essi per la prima volta in calo, ma deriva anche da un tasso di abbandono che aumenta in modo esponenziale dall’ultima riforma Gelmini a oggi.

Il crollo degli iscritti al Sud è una conferma, secondo l’Udu, della migrazione di studenti dovuta allo squilibrio nelle politiche e nei finanziamenti per il diritto allo studio tra Sud e Centro e Nord Italia. L’analisi dei dati 2014-2015 dice che gli atenei meridionali hanno perso in dieci anni 45mila iscritti. Secondo l’Unione degli Universitari il dato sugli iscritti complessivi dice chi amaramente che senza interventi immediati e strutturali l’università italiana rischia di morire definitivamente. “L'università italiana sta morendo e perde migliaia di studenti ogni mese. Di fronte a questo massacro pensare ad una ‘Buona Università’ nata nelle stanze di partito e senza contatto con il mondo universitario sarebbe follia. È ormai indispensabile affrontare le vere priorità dell'università, a partire dalle condizioni degli studenti: finanziamento reale del diritto allo studio da portare a livelli europei, riforma della tasse universitarie per ridurle e introdurre criteri uniformi di progressività ed equità a livello nazionale ed eliminazione dei numeri programmati per favorire l'iscrizione. Se questo non accadrà, se ancora una volta prevarranno slogan e visioni ideologiche – ha denunciato l’Udu – il punto di non ritorno per l'Università pubblica si avvicinerà inesorabilmente”.

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