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Unipol, Cassazione conferma prescrizione per Paolo e Silvio Berlusconi

È definitiva la prescrizione per l’ex premier e per suo fratello Paolo, editore de “Il Giornale”, nel processo Unipol. Respinti i ricorsi del leader di Forza Italia e del fratello, che chiedevano di essere prosciolti nel merito.
A cura di Susanna Picone
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È definitiva la prescrizione per Silvio Berlusconi e per il fratello Paolo nel processo Unipol. La sesta sezione della Corte di Cassazione ha respinto i ricorsi dei due imputati, l’ex premier e l’editore de “Il Giornale”, che avevano impugnato il verdetto d’appello puntando al proscioglimento nel merito. A chiedere di convalidare la sentenza di secondo grado erano stati, invece, sia il sostituto procuratore generale Francesco Salzano sia l’avvocato Carlo Federico Grosso, legale di Piero Fassino, il sindaco di Torino parte civile nel processo per la pubblicazione illegittima della telefonata con Giovanni Consorte nella quale diceva la famosa frase “abbiamo una banca”. Per Fassino i giudici hanno anche confermato il risarcimento di 80000 euro già disposto dalla Corte di Milano. Il processo riguardava appunto la pubblicazione, il 31 dicembre 2005, sul quotidiano “Il Giornale” dell'intercettazione, coperta da segreto, della telefonata tra l'allora segretario dei Ds Piero Fassino e Giovanni Consorte, all'epoca presidente di Unipol. All'epoca dei fatti la Unipol stava tentando la scalata a Bnl.

I fratelli Berlusconi erano stati condannati in primo grado – Secondo Salzano, Silvio Berlusconi diede “il suo assenso alla pubblicazione della telefonata tra Fassino e Consorte nella consapevolezza che era un'intercettazione coperta da omissis che avrebbe avuto un impatto enorme sui mass media, tanto che la frase ‘abbiamo una banca' è rimasta nella memoria collettiva”. Il procuratore ha sottolineato che “senza l'apporto decisivo di Silvio Berlusconi non vi sarebbe stata pubblicazione”. “Il risultato finale della pubblicazione di quella intercettazione – ha detto il legale di Fassino – è stato molto dannoso e questo determina la solidarietà del risarcimento” tra Silvio e Paolo Berlusconi. In primo grado, il 7 marzo 2013, l'ex premier Silvio Berlusconi era stato condannato ad un anno di reclusione, il fratello Paolo come editore de “Il Giornale” invece a tre anni e tre mesi.

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