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Unioni civili, un fallimento con tanti colpevoli e una vittima: la civiltà di un Paese

Con la fiducia su maxiemendamento al ddl Cirinnà, nel suo impianto (forse) ma senza stepchild, si è scritta l’ennesima brutta pagina di un Paese che proprio non ce la fa ad affermare un principio semplice: sui diritti delle persone non si fa propaganda politica.
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Il Governo porrà la questione di fiducia su un maxiemendamento interamente sostitutivo del disegno di legge Cirinnà in materia di unioni civili e disciplina delle convivenze. Dal testo sarà stralciata la parte che riguarda la stepchild adoption, dunque essenzialmente l'articolo 5, mentre dovrebbe essere conservato intatto l'impianto della legge. La decisione arriva dopo un accordo interno alla maggioranza e, come ha spiegato Renzi, in considerazione del fatto che i democratici ritengono "inaffidabile" il Movimento 5 Stelle. La legge viene così blindata dal voto di fiducia e a questo punto dovrebbe avere la maggioranza dei voti al Senato, anche se il Presidente del Consiglio ha ammesso di aspettarsi che ci sia qualche parlamentare di maggioranza che "non voterà la fiducia". Il punto è che, tolta la stepchild, la legge Cirinnà sarà monca, non prevedendo nulla per quel che concerne la situazione dei figli naturali di uno dei contraenti l'unione civile. E a sanare queste criticità potrebbero essere ancora una volta i giudici.

Ma come si arriva a questa decisione? E soprattutto, di chi è la responsabilità dell'affossamento della stepchild adoption?

Una sintesi la offre Monica Cirinnà: "Nell’emendamento canguro erano contenuti non solo tutti i diritti per le coppie dello stesso sesso, ma anche l’art. 5 per l’adozione speciale. Questa è la prova assoluta che il Pd voleva portare a casa l’intera legge. Non votando il canguro M5S ha prodotto due risultati. Il primo: condannare le famiglie Arcobaleno al non riconoscimento della loro genitorialità. Il secondo: costringere il PD al voto di fiducia per non lasciare alla roulette russa dei voti segreti i diritti e la vita di tante persone”.

Va però detto che l'emendamento Marcucci sarebbe stato dichiarato inammissibile da Grasso, dunque anche con l'appoggio del M5S la strada parlamentare avrebbe comportato la "roulette russa" dei voti segreti e un lungo stillicidio di defezioni, franchi tiratori anche tra le fila dei democratici. Del resto, il problema nasce a monte: dalla non compattezza della maggioranza sul tema dei diritti civili, dalla presenza di una consistente fronda del PD che non vuole né adozioni né questa tipologia di unioni civili, dalla ostinazione degli alleati dei dem di ricorrere anche all'ostruzionismo parlamentare. Si consideri pure l'iniziale timidezza del PD, che ha mandato in Aula un provvedimento senza relatore e senza parere del Governo, trincerandosi dietro la "materia parlamentare". A queste tare originarie si è aggiunta una conduzione discutibile in Aula (a lungo è sembrato che i dem giocassero a "poliziotto buono / poliziotto cattivo") e il disastro diplomatico con i grillini. Che, nel caso specifico, era prevedibile sono fin0 a un certo punto.

In effetti, qual è la linea del Movimento 5 Stelle? È più o meno questa la domanda cui da giorni si cerca di rispondere, a maggior ragione considerando gli equilibri numerici al Senato e le difficoltà del fronte “pro Cirinnà” nel raggiungere una posizione ampiamente condivisa.

Va detto che il percorso che i grillini hanno seguito per giungere alla posizione attuale (e credo definitiva) non è stato proprio lineare, anche a causa dell’eccessiva politicizzazione dello scontro parlamentare. Ma addossare l'intera responsabilità del mezzo flop del ddl ai grillini è una forzatura ingenerosa. Ora, dopo la conferenza stampa al Senato alla vigilia della ripresa dell’esame degli emendamenti, è possibile sintetizzare la posizione del M5S per punti:

  • Sì alla disciplina delle unioni civili, come da DDL Cirinnà
  • Sì alla disciplina delle convivenze, come da DDL Cirinnà
  • Libertà di coscienza sulla stepchild adoption
  • No a eventuali emendamenti premissivi che tagliano discussione parlamentare
  • No a fiducia su qualunque maxiemendamento del Governo
  • Voto immediato sugli emendamenti ammessi da Grasso
  • Disponibilità a sedute fiume e continuative
  • No a ulteriori accordi con PD su emendamenti a ddl

A ciò bisogna aggiungere la "richiesta di scuse" per le critiche sul no al supercanguro, bocciato anche da Grasso. Nella ricostruzione autoassolutoria e vittimista del Movimento 5 Stelle, c'è però qualcosa che non quadra. Con la stessa sintesi:

  • Il ddl è in discussione da due anni, con 72 sedute in Commissione: parlare di "taglio della discussione" è francamente ridicolo
  • Chiedere a Renzi di porre fiducia e urlare poi alla scelta antidemocratica è un po' contraddittorio
  • Il Marcucci serviva essenzialmente a evitare voti segreti e defaillance sulla stepchild; sul punto specifico i numeri sono risicatissimi anche a causa del cambio di linea del M5S (da sì a "libertà di coscienza", malgrado il voto della base). E, fino all'intervento di Airola in Aula, non c'erano stati segnali o dichiarazioni che facessero pensare a voto contrario sul supercanguro
  • Perché non ci si è rivolti subito a Grasso su supercanguro e, soprattutto, contingentamento dei tempi della discussione?
  • Come si può pensare che, dopo quanto accaduto, e nella premessa che "non si fanno accordi con Renzi e col PD", i democratici si fidino ancora delle rassicurazioni e accettino ad andarsi a contare in Aula?

La fiducia, su questo testo, è la vittoria di Giovanardi e Alfano. In questo modo, hanno vinto loro. Alfano ne esce addirittura da trionfatore, con un provvedimento che avrà il marchio del Governo e non lo metterà di fronte al problema di dover incassare uno schiaffo in pieno volto dagli alleati del PD. Giovanardi, che contesta anche l'impianto della legge, porta a casa l'obiettivo principale del suo Vietnam parlamentare: l'affossamento della stepchild adoption e il fallimento della prova di forza del fronte progressista.

Un fallimento che, mai come adesso, ha tanti colpevoli e una sola vittima: il progresso civile del Paese.

(PS: Che poi, tra i "colpevoli" ci dovessimo essere anche noi dell'informazione, era tutto fuori che scontato. Ma non c'è dubbio che i mezzi di informazione abbiano raccontato male, in modo parziale e strumentale una vicenda che meritava ben altra attenzione).

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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