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Unioni Civili, PD: “Si va avanti, no a mediazioni su stepchild adoption”

Per la responsabile Pd del Welfare, Micaela Campana, il 28 gennaio “deve essere la volta buona”. Il testo arriverà in Senato, a due giorni dal nuovo Family Day. Nel partito si continua a discutere del nodo della stepchild adoption, ma “non ci sarà nessuna mediazione sulla pelle dei bambini”.
A cura di Claudia Torrisi
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Il testo sulle unioni civili è atteso – dopo l'ultimo rinvio – il 28 gennaio in Aula al Senato. Mentre la data si avvicina, il cammino del ddl Cirinnà continua a essere una corsa a ostacoli. Se fino a ieri il problema principale era la spaccatura dentro il Partito democratico sul nodo della stepchild adoption, l'adozione del figlio del convivente, oggi, stando a quanto si legge su Repubblica, il governo starebbe pensando a modifiche sull'istituto stesso delle unioni civili. E a fine mese, due giorni dopo l'approdo del testo in Aula, è previsto un nuovo Family Day, questa volta con il totale appoggio della Conferenza episcopale italiana.

L'appuntamento del 28 gennaio "deve essere la volta buona. Siamo arrivati dopo 30 anni in questo paese a poter incardinare e discutere una proposta di legge sul tema delle unioni civili", ha detto a Fanpage.it Micaela Campana, responsabile nazionale Welfare del Partito democratico. "Io penso – ha aggiunto – che non possiamo più permetterci di aspettare, questa è una legge che riconosce dei diritti a migliaia di italiani e va nel senso dell'allargamento della platea dei diritti per chi non li ha avuti in questi anni. Non toglie a nessuno, ma riconosce a chi aspetta da troppo tempo".

Dalle pagine di Repubblica, oggi si paventa il rischio che le unioni civili previste nel disegno Cirinnà siano "troppo equiparate al matrimonio", circostanza che starebbe orientando il governo a studiare delle modifiche al testo, per non incorrere nel rischio di una legge incostituzionale bocciata dal presidente della Repubblica. Ci sarebbe, infatti, secondo il quotidiano una pronuncia della Consulta del 2010 secondo cui i costituenti "tennero presente la nozione di matrimonio che stabiliva che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso". La questione, in realtà, è un po' diversa, e, anzi, per la relatrice del disegno di legge, Monica Cirinnà, quella sentenza è stata il faro del testo: "Ne deriva che nell'ambito applicativo dell'articolo 2 della Costituzione spetta al Parlamento nell'esercizio della sua piena discrezionalità individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni suddette. Ho recepito in commissione l'emendamento di Lepri, Fattorini, altri cattolici e anche Ncd, per specificare che si tratta di formazioni sociali specifiche. Altri chiarimenti ci saranno già domani nel Pd". Per Campana, comunque, nel testo sono stati evitati "tutti i rimandi possibili agli articoli del codice civile che regolamentano le unioni tra coniugi, perché abbiamo voluto spiegare sin dall'inizio che questo è un istituto giuridico originario, non è un matrimonio". Questo "per evitare che qualcuno possa dire che è un matrimonio di serie B: è un'unione civile, in cui dentro sono contenuti tanti diritti sociali e civili su cui penso che non si possa andare a una mediazione".

Mediazione che è richiesta a gran voce da una parte del Partito Democratico sul nodo della stepchild adoption, l'adozione del figlio del convivente. Qualche giorno fa, l'ala cattolica del Pd ha presentato un emendamento per sostituire l'istituto con l'affido rafforzato. Una posizione, per Campana, che non è possibile accogliere. "Abbiamo sempre detto che avremmo discusso con tutti, sia dentro al Partito democratico che fuori – ha spiegato – ma certo non possiamo mediare sulla pelle delle persone. E, in particolare quando si parla di adozione del figlio del coniuge, sulla pelle dei bambini". La responsabile Welfare ha precisato che qualsiasi altra forma che non tuteli il bambino non è "una forma utile che noi possiamo inserire in questo testo di legge": con la stepchild adoption non si permette "a una coppia di persone dello stesso sesso di poter adottare un bambino terzo. Questo rimane e rimarrà prerogativa delle coppie eterosessuali. Ci preoccupiamo di quei bambini che sono già nati e sono all'interno di un nucleo di persone dello stesso sesso, già figli biologici di uno dei due". Si tratta, dunque, di "permettere a quel bambino di avere dei diritti nel momento in cui succede qualcosa al genitore biologico". Fino al 28 gennaio, ha concluso, ci sarà "dialogo aperto con tutti, anche fuori dal Pd. Ma senza rinunciare a un dato preciso: la legge non si può fare a pezzetti".

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