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Unimpresa: “In Italia 9,2 milioni di persone in difficoltà: +30mila rispetto al 2014”

Agli oltre 3 milioni di persone disoccupate bisogna sommare i contratti di lavoro a tempo determinato, i part time e full time precari, i collaboratori e molti autonomi.
A cura di Davide Falcioni
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In Italia ci sono 9 milioni e 246 mila soggetti a rischio povertà. Lo rende noto Unimpresa, spiegando che da giugno 2014 a giugno 2015 più di 30mila persone sono entrate a far parte dell'immenso bacino dei deboli, che non conta soltanto i disoccupati ma anche tutti quei lavoratori che, pur avendo un salario alla fine del mese, sono in forti difficoltà economiche: "Agli oltre 3 milioni di persone disoccupate – spiega Unimpresa – bisogna sommare anzitutto i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (740mila persone) sia quelli a orario pieno (1,66 milioni); vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (802mila), i collaboratori (349mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,5 milioni)".

Sono 6,1 milioni in totale le persone che, anche se occupate, hanno prospettive incerte e retribuzioni così basse da non essere sufficienti a garantire una vita serena. Secondo Unimpresa, il deterioramento del mercato del lavoro "non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Una situazione solo parzialmente migliorata dalle agevolazioni offerte dal Jobs Act". Ed è dunque proprio dagli occupati che arrivano i nuovi poveri. Il dato sui 9,24 milioni di persone riguarda il secondo trimestre del 2015 e complessivamente risulta in aumento dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2014.

Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, dichiara: "Alle famiglie e alle imprese finora sono arrivati pochi fondi e mal distribuiti. Nella settimana decisiva della legge di stabilità offriamo al governo, ai partiti e alle istituzioni, i numeri e gli argomenti su cui ragionare per capire quanto sono profonde la crisi e la recessione nel nostro Paese: il 2015 si chiuderà con una crescita del Pil, ma c'è ancora molto da fare e la ripresa deve essere più consistente".

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