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Unimpresa: col Jobs Act 250 mila nuovi contratti a tempo indeterminato

L’analisi del Centro Studi evidenzia come entro la fine del 2015 ci saranno nuove assunzioni, ma solo in parte saranno riservate ai disoccupati. Molte riguarderanno stabilizzazioni di precari e emersione dal lavoro nero.
A cura di Biagio Chiariello
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I primi importanti risultati del Jobs Act potrebbero arrivare tra qualche mese, mentre entro la fine dell’anno le nuove assunzioni realizzate grazie alla riforma del mercato del lavoro voluta da Renzi potrebbero essere, complessivamente, circa 250mila. E' la previsione del Centro studi di Unimpresa, in relazione alla recente normativa sui contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti, entrate in vigore con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto legislativo. Ma attenzione: non significa comunque che 250mila disoccupati troveranno subito un nuovo lavoro." L'incremento dei contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato previsti dalle nove norme sulle tutele crescenti – indica Unimpresa – sarà legato in parte alla stabilizzazione degli attuali precari (tempo determinato, contratti a progetto, partite Iva), in parte all'emersione di occupazione irregolare o cosiddetta ‘in nero', in parte a nuove assunzioni di disoccupati in senso stretto, derivanti da incremento di produzione e prospettive di crescita delle aziende italiane. Turismo, agricoltura e servizi i settori che potrebbero sfruttare di più l'intervento normativo".

Nuove assunzioni, soprattutto dalle stabilizzazioni

Unimpresa precisa che non si tratterà al 100% di nuovi posti di lavoro perché i neoassunti saranno soprattutto ‘ripescati' da almeno tre bacini. Anzitutto, parte dei nuovi contratti "sarà ‘semplicemente' il frutto della stabilizzazione di attuali precari: si tratta dei contratti a tempo determinati, dei contratti a progetto e di collaborazione, delle partite Iva". Altri ne arrivano dall’area dell'occupazione parzialmente irregolare o completamente ‘in nero', vale a dire gli individui più o meno sconosciuti sia all'amministrazione finanziaria sia agli enti di previdenza. “Il terzo bacino – prosegue ancora Unimpresa – potrebbe infine essere quello composto dai disoccupati veri, cioè soggetti che non hanno occupazione di alcun tipo e che saranno assunti a tempo indeterminato beneficiando del Jobs Act' e delle tutele crescenti".

Migliorare le condizioni in cui operano le imprese

Per il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, "gli sgravi contributivi rendono vantaggioso il nuovo contratto a tempo indeterminato, ma certamente il governo deve mettere il piede sull'acceleratore per migliorare le condizioni in cui operano le imprese italiane, a cominciare dalla riduzione del carico fiscale per poi passare allo snellimento della burocrazia e al miglioramento delle infrastrutture: l'area di disagio sociale è composta da oltre 9 milioni di persone e la strada per ridurla è lunga”. "Almeno nel breve periodo, poi, – avverte – intravediamo qualche rischio legato alla creazione di un mercato del lavoro a due velocità: potrebbe aumentare l'ingessamento della forza lavoro nei grandi gruppi, poco disposta a cambiare e quindi a smuovere il settore occupazione per paura di perdere le tutele piene del vecchio articolo 18".

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