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Ungheria, domenica il referendum sulle quote dei migranti: banco di prova per l’Ue

“Volete o no che la Ue decida quote di ripartizione di migranti tra i suoi Stati membri, senza prima ascoltare governi e parlamenti a sovranità nazionale?” è il quesito che gli ungheresi troveranno domenica sulla scheda.
A cura di C. T.
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A Syrian migrant hands a girl to another migrant over the Hungarian-Serbian border fence, as they cross into Hungary near Roszke, August 26, 2015. Hungary's government has started to construct a 175-km-long (110-mile-long) fence on its border with Serbia in order to halt a massive flow of migrants who enter the EU via Hungary and head to western Europe. REUTERS/Laszlo Balogh

Domenica 2 ottobre i cittadini ungheresi sono chiamati alle urne per decidere se accettare o meno la ripartizione per quote dei migranti tra i paesi membri decisa dall'Unione europea. Il referendum è stato proposto dal governo del premier Viktor Orbàn, in carica dal 2010, e da sempre contrario alle politiche migratorie dell'Ue.

"Volete o no che la Ue decida quote di ripartizione di migranti tra i suoi Stati membri, senza prima ascoltare governi e parlamenti a sovranità nazionale?" è il quesito che gli ungheresi troveranno domenica sulla scheda. Le urne apriranno al mattino, e chiuderanno intorno alle 19. Stando ai sondaggi, la vittoria del "No" auspicata da Orban dovrebbe essere quasi scontata: otto cittadini su dieci si sono detti contrari ad accogliere i migranti. L'incognita potrebbe riguardare il quorum e il raggiungimento del 50%.

In ogni caso la votazione di domenica sarà un banco di prova non indifferente per l'Unione europea, il secondo dopo la Brexit. La vittoria del "No" sarebbe un duro colpo per la Commissione europea e per tutte le forze politiche costrette a fare i conti con l'ascesa di partiti nazionalisti e populisti con posizioni antimigranti; e sarebbe anche una spinta per gli altri paesi tentati di proporre una consultazione simie.

Secondo Orban – che fece ergere una barriera antimigranti al confine ungherese – il piano di ricollocamento voluto dall'Ue "viola la sovranità nazionale" e suscita timori per il possibile ingresso nel paese di "terroristi".  L'Unione europea, ha dichiarato più volte Orbàn, "non può permettersi di prendere decisioni alle spalle dei popoli e contro la volontà dei popoli, decisioni che cambiano la vita dei popoli e delle loro generazioni future".

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