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Un’altra delusione per la famiglia di Stefano Cucchi

Non ci fu alcun falso, né favoreggiamento, né tanto meno abuso d’ufficio nella condotta di Claudio Marchiandi, il funzionario del Prap, già condannato a due anni per aver, tra le altre cose, aiutato gli agenti della penitenziaria (imputati per la morte di Cucchi) ad eludere le investigazioni. “Nessun rispetto per la morte di Stefano” è il commento dei familiari.
A cura di Biagio Chiariello
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Un altra delusione per la famiglia di Stefano Cucchi

Non è semplice immaginare i sentimenti che stamane hanno pervaso gli animi dei familiari di Stefano Cucchi, il ragazzo il giovane fermato per droga il 15 ottobre 2009 e deceduto sei giorni dopo all'ospedale Sandro Pertini di Roma, dopo il verdetto della Terza Corte d’Appello che ha assolto un funzionario del Prap, coinvolto nell'intricata caso di giustizia italiana. Di certo non saranno state emozioni positive, dal momento che Claudio Marchiandi era già stato condannato in primo grado a due anni di reclusione per le accuse di favoreggiamento, falso e abuso d’ufficio. Era stato il gup Rosalba Liso a stabilire, nel gennaio 2011, che l'uomo aveva falsificato il certificato d'ingresso di Cucchi all'ospedale della Capitale, tacendo sulle percosse e le reali condizioni di salute del ragazzo. Il ruolo di Marchiandi fu determinante, secondo l'accusa, per i tre agenti della polizia penitenziaria, accusati di aver pestato Cucchi nella cella di sicurezza del tribunale. Grazie al suo aiuto, i tre hanno infatti eluso le investigazioni degli inquirenti. Ma per l'Appello il fatto non sussiste.

Nessun favoreggiamento, dunque. Una decisione che, se da una parte fa gioire i legali del funzionario penitenziario, dall'altra getta ulteriormente nello sconforto, come già detto,  i familiari di Stefano Cucchi. Queste sono le prime parole di reazione al verdetto della Terza Corte d’Appello da parte di Giovanni, padre del ragazzo:

L’assoluzione di Marchiandi ci amareggia molto ma non ci sorprende affatto. I nostri legali ci avevano già avvisato. Con questa tipologia di capi d'imputazione stanno uccidendo di nuovo mio figlio. Speriamo che nel processo principale la superperizia disposta dalla Corte d'assise sia equa e porti alla verità che fino ad oggi non è arrivata.

Ancora più indicativo è il commento di Ilaria, sorella di Stefano:

I pm ci stanno portando al massacro come il nostro avvocato aveva previsto un anno fa. E tutto questo solo per portare avanti la questione di principio piuttosto che ammettere di aver sbagliato tutto. Imputati sbagliati. Capi d' imputazione sbagliati. E nessun rispetto per la morte di Stefano, per il nostro dolore e per la verità. Spero che i giudici porranno fine a tutto questo

Il caso di Stefano Cucchi ha acquisito rilevanza mediatica dopo la pubblicazione delle foto del corpo del ragazzo scattate dall'agenzia funebre dopo l'autopsia e  distribuite dalla famiglia stessa. Per il processo in corso restano imputate 12 persone. Oltre ai tre agenti penitenziari già citati, ci sono anche sei medici e tre infermieri. Si spera che a gettare luce su questa ingarbugliata vicenda sia la maxi perizia medico-legale e disposta dalla Corte lo scorso 11 aprile.

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