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Umberto Bossi, il figlio Renzo e l’ex tesoriere Belsito condannati per appropriazione indebita

Umberto Bossi, il figlio Renzo e l’ex tesoriere della Lega Nord Franco Belsito sono stati condannati per appropriazione indebita nell’ambito del processo The Family. Il tribunale di Milano ha disposto la condanna a due anni e tre mesi per il fondatore della Lega, a un anno e sei mesi per Renzo Bossi e a due anni e sei mesi per l’ex tesoriere.
A cura di Charlotte Matteini
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Umberto Bossi, il figlio Renzo e l'ex tesoriere della Lega Nord Franco Belsito sono stati condannati per appropriazione indebita nell'ambito del processo The Family. Il giudice Maria Luisa Balzarotti del tribunale di Milano ha disposto la condanna a due anni e tre mesi per il fondatore della Lega Umberto Bossi, a un anno e sei mesi per Renzo Bossi e a due anni e sei mesi per l'ex tesoriere Belsito. Secondo l'accusa i tre imputati avrebbero utilizzato i fondi del partito, disponibili grazie ai rimborsi elettorali, per pagare spese meramente personali. Secondo la procura "per Bossi sostenere i costi della sua famiglia con il patrimonio della Lega è stato un modo di agire consolidato e concordato". Il pm Paolo Filippini aveva chiesto 2 anni e 3 mesi per l'ex leader della Lega, 1 anno e mezzo per Renzo e 2 anni e mezzo per Belsito.

Stando alle risultanze delle indagini condotte dagli inquirenti, tra il 2009 e il 2011 Francesco Belsito si sarebbe appropriato di una somma pari a mezzo milione di euro, mentre il fondatore del Carroccio avrebbe utilizzato 208mila euro di fondi del partito per pagare le proprie spese personali. A Renzo Bossi, invece, si imputano spese per 145mila euro, utilizzati per pagare multe, assicurazioni auto, l'acquisto di un'Audi A6 e 77mila euro per pagare la famigerata "laurea albanese". "Ho saputo della mia laurea in Albania solo dopo questa indagine", aveva dichiarato in aula il figlio del Senatùr, sostenendo di essere sempre stato all'oscuro della vicenda. "La Lega non ha mai pagato le mie multe, né la laurea in Albania dove non sono mai stato. Ho creduto nel progetto del partito fino in fondo, sono stato assolto da una parte delle accuse e dopo cinque anni non ci sono ancora le prove che io abbia preso i soldi".

Uno dei difensori di Umberto Bossi, Marcello Gallo, nel corso del processo aveva chiesto al tribunale di sollevare davanti alla Consulta "la questione di legittimità costituzionale della disciplina dell'appropriazione indebita perché, in sostanza la norma, violerebbe il principio di ragionevolezza in quanto punisce la condotta di appropriazione di cose comuni – come è stata da lui inquadrato l'operato degli imputati – mentre reati più gravi come l'appropriazione di oggetti smarriti o di beni avuti per errore sono stati depenalizzati".

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