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Udine: uccise la fidanzata e vagò con il cadavere in auto, dopo 2 mesi lascia il carcere

Francesco Mazzega ha lasciato la cella del carcere di Pordenone, dove era detenuto dopo la confessione del delitto della 21enne Nadia Orlando, ed è stato condotto nella casa di famiglia per gli arresti domiciliari.
A cura di Antonio Palma
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Era lo scorso 31 luglio quando Francesco Mazzega si presentò in stato confusionale davanti agli agenti della polizia stradale di Palmanova, in provincia di Udine, spiegando che nell'auto parcheggiata fuori dal Comando vi era il cadavere della sua ragazza che aveva ucciso poche ore prima e col quale aveva vagato durante la notte senza una meta. Ora a distanza di meno di due mesi dal brutale delitto della 21enne Nadia Orlando, il 36enne ha potuto lasciare il carcere di Pordenone, dove era stato rinchiuso dopo la confessione, per fare ritorno nell'abitazione di famiglia a Muzzana del Turgnano, sempre in provincia di Udine.

Per Mazzega infatti il Tribunale del Riesame di Trieste alla fine di agosto aveva disposto gli arresti domiciliari nella casa dei genitori con l'obbligo di braccialetto elettronico. I giudici avevano accolto le istanze dei legali della Difesa che avevano sottolineato la totale collaborazione coi pm da parte del giovane ma soprattutto lo stato psicofisico del trentaseienne che avrebbe manifestato più volte tendenze autolesionistiche in carcere.

Il Provvedimento in effetti doveva essere reso esecutivo già da alcuni giorni ma l’indisponibilità del braccialetto elettronico ha costretto le autorità al rinvio. Nella mattinata di martedì però il trentaseienne friulano ha finalmente potuto lasciare la cella ed è stato condotto presso l’abitazione dei genitori dovrà rimanere fino al processo

La decisione aveva scatenato numerose polemiche, soprattutto a Dignano il paese dove vive la famiglia di Nadia, e gli stessi genitori della ragazza avevano definito il provvedimento come "Un pugno nello stomaco". Nelle scorse settimane era stata lanciata anche una petizione da parte dei concittadini della vittima  che  chiedevano  che l'assassino non uscisse dal carcere dopo soli due mesi dal crimine. L'istanza aveva raccolto decine di migliaia di firme ma inutilmente

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