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Ucraina, emergenza umanitaria: in 20mila a -17°, molti bambini. E infuriano gli scontri

Sale la tensione tra Kiev e i separatisti filo-russi della regione di Donetsk dopo tre giorni di combattimenti nella cittadina di Avdiivka, in Ucraina orientale. Il bilancio è di diciannove morti e numerosi feriti. Un conflitto quasi dimenticato che però ha già fatto quasi 10mila morti.
A cura di Mirko Bellis
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Distribuzione di pasti caldi nella cittadina di Avdiivka (Getty Images)
Distribuzione di pasti caldi nella cittadina di Avdiivka (Getty Images)

Da tre giorni l’esercito ucraino e separatisti filo-russi stanno combattendo nella strategica città industriale di Avdiivka. Riconquistata dai militari di Kiev nel 2014, è considerata vitale sia per la sua posizione – a pochi chilometri da Donetsk – sia per l’estrazione del carbone e un’importante pianta chimica.

Da domenica diciannove persone sono state uccise e cresce l’emergenza umanitaria. Migliaia di civili sono rimasti senza riscaldamento, elettricità ed acqua e sono già cominciati i piani di evacuazione da parte del governo di Kiev degli abitanti di Avdiivka. Secondo l’Unifef, a causa degli intensi combattimenti degli ultimi giorni, le infrastrutture elettriche e idriche sono state fortemente danneggiate. Il 29 gennaio è stata tagliata la fornitura di energia elettrica alla stazione di filtraggio dell'acqua di Donetsk e le scorte di acqua per le altre città e villaggi nella regione si sono interrotte, fa sapere l’Agenzia Onu. L'acqua è razionata e c’è la possibilità che l'approvvigionamento idrico domestico si possa interrompere del tutto. Con il crollo delle temperature fino a -17 gradi, la situazione può avere conseguenze catastrofiche per gli oltre 17.000 abitanti, tra cui 2.500 bambini.

La violazione della tregua ha già messo in allarme le cancellerie occidentali. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha chiesto alla Russia “di usare la sua considerevole influenza sui separatisti per mettere fine alla violenza. Tutte le parti dovrebbero mettere pienamente in atto gli Accordi di Minsk".

Ma l’escalation militare rischia di travolgere tutti i tentativi di mediazione. Il ministro della difesa ucraino ha dichiarato oggi che un aereo da trasporto della Marina militare ucraina, un Antonov An-26, in esercitazione è stato investito da una raffica di proiettili mentre si trovava sul Mar Nero, vicino ai depositi di gas di Odessa. L’aereo è stato solo danneggiato e l’equipaggio è sano e salvo, fanno sapere da fonti ucraine.

Mosca smentisce l’accaduto e ha bollato le affermazioni del ministro come “una menzogna”, accusando i piloti dell'aereo di aver compiuto una "manovra provocatoria" a bassa quota, tanto che la sicurezza è dovuta intervenire – ha riportato la Tass – "emettendo segnali" per evitare una collisione con una piattaforma d'estrazione.

Il presidente ucraino Poroshenko, rientrato ieri da una visita ufficiale a Berlino, e i ribelli filo-russi si accusano reciprocamente di aver violato la tregua in vigore dal 23 dicembre scorso. La ripresa dei combattimenti coincide con la prima telefonata tra Donald Trump con il suo omologo russo Vladimir Putin e proprio la collaborazione tra gli Stati Uniti e la Russia preoccupa il governo di Kiev che teme di perdere il sostegno di Washington. Il cessate il fuoco tra l’esercito ucraino e i ribelli è stato concordato a Minsk il 12 febbraio 2015. L’intesa, che definisce la road map per trovare una soluzione alla crisi ucraina, è stata siglata, oltre i leader di Ucraina, Russia, Francia e Germania anche i rappresentanti dei ribelli filo-russi delle regioni ucraine di Donetsk e Lugansk. Gli accordi prevedevano la fine immediata dei combattimenti, il ritiro delle truppe e delle armi pesanti di circa 15 chilometri dalla linea del fronte, la liberazione dei prigionieri e la promessa di una nuova Costituzione che garantisse maggiori autonomie alle regioni controllate dai separatisti. a febbraio 2015 ma, da allora, sono state frequenti le violazioni da una parte e dall'altra.  Nel 2014, dopo l’annessione russa della Crimea, l’UE ha imposto a Mosca sanzioni economiche a specifici settori economici. Nel marzo 2015, i leader europei hanno deciso di vincolare le restrizioni alla piena attuazione degli accordi di Minsk II. Da quando è iniziato il conflitto nel 2014 sono morte più di 9.700 persone.

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