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Uccise il figlio, Cassazione: “Niente ergastolo perché era adottivo”

La Corte di Cassazione ha stabilito che Andrei Talpis, un uomo di 57 anni che ha ucciso con una coltellata suo figlio, non deve essere condannato all’ergastolo perché il figlio era ‘solo’ adottivo.
A cura di Stefano Rizzuti
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Parzialmente ‘graziato’ perché il figlio che ha ucciso era “solo” adottivo. A stabilirlo è la Corte di Cassazione che ha accolto il ricordo della difesa di Andrei Talpis, 57enne di origine moldava, che la notte del 26 novembre 2013 ha ucciso il figlio. Ma, secondo i giudici, non può essere condannato all’ergastolo. Talpis colpì a morte con un coltello da cucina il figlio adottivo di 19 anni a Remanzacco (Udine). Il ragazzo era stato formalmente adottato dalla coppia quando si trovavano in Moldavia. La notizia è stata riportata dal Messaggero Veneto.

La vicenda giudiziaria si potrebbe chiudere con una condanna tra i 16 e i 20 anni. L’uomo era stato inizialmente condannato alla pena massima su decisione del gup di Udine nel 2015, poi confermata dalla Corte d’assise d’appello di Trieste nel 2016. Ora, invece, si dovrà tenere un nuovo processo. Per l’imputato rimane inoltre in piedi l’accusa di tentato omicidio nei confronti della moglie, sua coetanea e connazionale. Proprio in seguito a una lite tra i genitori, il figlio adottivo si era frapposto tra i due ricevendo la coltellata mortale.

Secondo il codice penale, la distinzione tra figlio adottivo e rapporto di consanguineità rimane e può portare a escludere l’aggravante specifica che in caso di discendenza diretta prevede il carcere a vita, pena a cui era stato condannato inizialmente l’uomo. La vicenda processuale aveva portato l’Italia a subire una condanna da parte della Corte europea dei diritti umani. I giudici di Strasburgo avevano stabilito che “non agendo prontamente in seguito a una denuncia di violenza domestica fatta” dalla mamma del ragazzo, “le autorità italiane hanno privato la denuncia di qualsiasi effetto, creando una situazione di impunità che ha contribuito al ripetersi di atti di violenza, che alla fine hanno condotto al tentato omicidio della donna alla morte di suo figlio”.

I giudici avevano riconosciuto alla ricorrente 30mila euro per danni morali e 10mila per le spese legali. Secondo i giudici di Strasburgo “la signora Talpis è stata vittima di discriminazione come donna a causa della mancata azione delle autorità, che hanno sottovalutato (e quindi essenzialmente approvato) la violenza in questione”. Secondo l'avvocato Roberto Mete, difensore dell'uomo inizialmente condannato all'ergastolo, la legislazione italiana prevede questa distinzione tra figlio naturale e adottivo e quindi "è doveroso che i tribunali la applichino".

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