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Uccide e squarta i genitori: “Non li riconosceva, credeva fossero posseduti”

Il 20 luglio 1995 a Sestri Levante, sulla riviera ligure, una bambina di 7 anni fa una scoperta agghiacciante: Letizia e Mario sono riversi sul pavimento, uccisi e squartati. Accanto a loro il figlio Carlo, sporco di sangue.
A cura di Angela Marino
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Sestri Levante, popolosa cittadina della riviera ligure, è nota per la sua atmosfera magica, pacifica, surreale. Affacciata sul mare, la città del critico letterario Carlo Bo, a 50 minuti da Genova, vede la sua parte più antica allungarsi su una striscia di terra rocciosa che separa la"Baia delle Favole" dalla "Baia del Silenzio". È un luogo di vacanza, di meditazione, di riposo.

La cascina di Santa Vittoria

Nella cittadina dove soggiornò lo scrittore danese, Hans Christian Andersen, nella frazione Santa Vittoria, c'è una deliziosa cascina restaurata. I piani inferiori, d'estate, vengono affittati ai turisti che popolano la bella cittadina della riviera. Ai piani superiori del casolare abita l'anziana coppia di proprietari: il dottor Mario, 72 anni, odontoiatra in pensione e Letizia, 61. Il loro non fu esattamente un matrimonio come gli altri, ma una storia che a suo tempo fece scandalo. Suora nell'ospedale dove Mario lavorava, Letizia rimase incinta del ricco dottore, che la sposò. Quando il figlio nacque lo chiamarono Carlo, come il letterato sestrino, Bo. Dai primi anni di vita quel ragazzo si era rivelato contorto e problematico. Ora, a 26 anni, passava il tempo nelle campagne, da solo, ad accudire il gregge di pecore, a coltivare i campi di famiglia. Aveva studiato fino alla terza media, poi aveva preferito il rastrello alla penna. I genitori lo avevano assecondato perché ragionare con Carlo, taciturno e impenetrabile, non era mai stato facile.

Il mattatoio

Quando Emanuela, 7 anni, figlia della coppia di affittuari al pian terreno, suonò il campanello per avvertire che a casa loro non c'era acqua, quel 20 luglio 1995, ad aprire fu proprio quel ragazzo smilzo. Era tutto sporco, ‘come di succo di pomodoro', pensò la bimba, che ridiscese al piano di sotto. Quando mamma Renata le chiese se avesse avvertito del guasto, Emanuela disse di sì. "Mi ha aperto Carlo, era tutto rosso". La donna intuisce immediatamente che qualcosa non va, corre al piano di sopra e chiede notizie a Carlo che, stoico, le risponde: "Va tutto bene". Renata non gli crede, allerta un vicino che abita qualche metro più avanti. L'uomo, insistendo, riesce a entrare in casa.

Il delitto

Nel soggiorno ci sono due ammassi di carne che somigliano a quelli che un tempo erano stati un uomo e una donna. Atterrito, il trentenne chiede a Carlo di seguirlo fuori. Il ragazzo sembra in un altro modo, lontano da quella stanza diventata mattatoio, sicuramente inconsapevole di quanto sta per succedergli. Quando i tecnici e la polizia arrivano a Santa Vittoria, si sentono quasi mancare di fronte a quella scena: Mario e Letizia sono stati ammazzati a colpi di fucile, squartati con una mannaia, gli organi estratti a mani nude. Il braccio di papà Mario è ridotto a brandelli, come se qualcuno lo avesse macellato a morsi.

Il verdetto

Carlo rimane calmo di fronte ai giudici. "Perché lo hai fatto?" gli chiedono. "Ho litigato con la mamma", risponde da lontano, come da un altro mondo. Tornato dai campi alle 18 aveva fatto una doccia, stavano per sedersi tutti a tavola, quando era scattata la follia. I periti che lo ascoltano diagnosticano "gravi turbe schizofreniche". Quel ragazzo problematico sin dall'adolescenza era, in realtà, malato. I genitori che lo avevano amato avevano creduto timidezza l'alienazione mentale, immaturità l'incapacità di essere autonomo e avevano lasciato senza cure quel ragazzo sfortunato. Il disgraziato epilogo di questa cecità, figlia dell'amore genitoriale, era stato quell'orrendo massacro.

"Li ha uccisi perché non li riconosceva, li credeva posseduti dai demoni", concludono i periti. Carlo viene assolto e destinato a dieci anni di ospedale psichiatrico a Montelupo Fiorentino. Ne è uscito nel 2008, ma non ha fatto ritorno a Sestri, dove è erede di un patrimonio da otto milioni di euro. I medici hanno stabilito che non può condurre una vita ‘normale', è stato trasferito in una comunità in provincia di Cuneo. Il ricordo di quello è successo nella paradisiaca Sestri, non ha mai abbandonato i suoi abitanti.

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Giornalista dal 2012, scrittrice. Per Fanpage.it mi occupo di cronaca nera nazionale. Ho lavorato al Corriere del Mezzogiorno e in alcuni quotidiani online occupandomi sempre di cronaca. Nel 2014, per Round Robin editore ho scritto il libro reportage sulle ecomafie, ‘C’era una volta il re Fiamma’.
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