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Uccisa e nascosta nel freezer, condanna a 30 anni per l’ex compagno

Il 35enne Giulio Caria riconosciuto colpevole di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
A cura di Antonio Palma
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Uccise la sua ex compagna e poi nascose il corpo in un freezer a pozzetto nel suo appartamento di Bologna dove fu ritrovato il 27 giugno del 2013. Per questo Giulio Caria, 35enne sardo, è stato condannato ora dal Tribunale del capoluogo emiliano a 30 anni di carcere per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere oltre ad altri reati come lo stalking. Come ricostruito dagli inquirenti, infatti, l'assassinio di Silvia Caramazza arrivò al termine di una relazione molto tormentata sfociata poi in vessazioni e persecuzioni che andavano avanti almeno dal 2011. Nel processo svolto con rito abbreviato davanti al gup di Bologna Gianluca Petragnani Gelosi, il pubblico ministero Maria Gabriella Tavano che rappresentava l'accusa, aveva chiesto per l'imputato la condanna all’ergastolo.

Risarcimento di 20mila euro per ciascun parente della vittima

"La sentenza ha confermato che si è trattato di un omicidio maturato in ambiente persecutorio. Il giudice ha escluso l'aggravante della crudeltà ritenendo evidentemente che alcune lesioni fossero post vitali. Ma ha riconosciuto l'occultamento di cadavere" hanno spiegato gli avvocati della famiglia di Silvia Caramazza che si era costituita parti civile nel processo a carico di Caria. "Trent'anni non sono l'ergastolo. Ed è una differenza sostanziale, sia dal punto di vista della condanna, sia dal punto di vista della vita detentiva ma anche, eventualmente, in un futuro, delle misure alternative" hanno commentato invece i legali di Giulio Caria. Nella stesa sentenza il Gup ha anche riconosciuto per ciascun parente della vittima un risarcimento di 20mila euro. Una provvisionale minore è stata riconosciuta anche all'associazione Unione Donne in Italia e al Comune di Bologna, anche loro parti civili nel processo.

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