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Opinioni

Tutto come prima (più di prima). E la colpa è anche del Movimento 5 Stelle

Il trionfo del compromesso e delle larghe intese apre la strada ad un Governo della conservazione, se non della restaurazione. Con responsabilità evidenti dei grillini, che non hanno saputo, o voluto, lavorare concretamente (e con coraggio) per il cambiamento.
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Ora Beppe Grillo parla di "inciucio annunciato da tempo". Ha ragione, in parte. Perché se è vero che la direzione presa da Pd, centristi e Pdl è quella dell'accordicchio di compromesso, allo stesso tempo le responsabilità del Movimento 5 Stelle sulla definizione dell'attuale quadro politico sono evidentissime. E sarebbe riduttivo parlare solo di inesperienza ed impreparazione nella gestione della complessità della politica da parte dei 5 Stelle, perché è innegabile che ci sia stata una precisa volontà politica dietro alcune scelte. Che questo fosse l'unico epilogo possibile, infatti, era tutt'altro che scontato e sono stati diversi i momenti in cui la strada dell'alternativa sembrava realmente percorribile. Li ricorda Pippo Civati sul suo blog, esplicitando quello che in tanti, anche all'interno del Movimento, pensano: "All’appuntamento dello streaming, avrebbero potuto offrire a Bersani un nome diverso dal suo, anche per stressare la sua volontà di cambiamento, ma non lo hanno fatto. Eliminato Bersani, soprattutto grazie ai toni sprezzanti del capogruppo Lombardi, così, si sono eliminati anche loro. […] Eppure Prodi era il crocevia, ma ogni discorso, in un andamento ciclico perfetto, finiva non con una risposta, ma con una domanda: «perché non Rodotà?». Tanto che oltre al soldato Ryan, ad un tratto mi sono sentito un po’ come Rain Man in quella scena. Inutile spiegare che la posizione era tautologica, che Rodotà non avrebbe mai avuto i voti, che così non avremmo avuto né Prodi, né Rodotà".

Due, forse tre momenti che potevano, anzi dovevano, essere gestiti diversamente e che avrebbero evitato al Movimento 5 Stelle anche qualche figura non proprio edificante, come la chiamata alle armi – la marcia indietro – il golpe – il golpettino – la conferenza stampa – la finta manifestazione. Sia chiaro, la responsabilità del Pd nell'aver accettato un accordicchio (sempre smentito in campagna elettorale e anche successivamente) è enorme. Senza scusanti, anche per l'aver ignorato la domanda di cambiamento che proveniva dal Paese. Ma a conti fatti, il cambiamento reale è stato affossato anche dalla volontà di Grillo e Casaleggio di preservare quell'alone da "duri e puri" che resta, per dirla con le parole di Andrea Scanzi, "dagli esiti concreti impalpabili". Infatti, continua Scanzi: "Il M5S ha raccolto 163 parlamentari: troppi per interpretare il ruolo dei “sempre-contro”, come potevano fare (forse) le Democrazie Proletarie e i Radicali. La crisi economica e un consesso di politicanti tanto improponibili quanto smaliziati obbligano il Movimento a scendere a patti con se stesso. Restare a guardare è lecito, ma l’elettore comune continuerà a domandarsi: “Che ci stanno a fare quelli lì?”.

Chiaramente, il discorso cambia se letto da un'altra ottica. Non è infatti da escludere che la linea di Grillo risponda proprio alla volontà di spingere il Pd all'abbraccio mortale con il Pdl, in modo da ripulire definitivamente il bacino elettorale democratico. Del resto, in previsione di un Governo dall'elevato tasso di litigiosità, dall'impronta conservatrice e dagli esiti inconcludenti, a Grillo non resterebbe che sedersi all'opposizione, urlare all'inciucio e sbancare alle prossime elezioni. Certo, è un rischio, perché come chiosa Federico Mello su Fanpage, potrebbe sempre prendere piede il dubbio che "la crisi tanto può aspettare. L'importante è continuare a urlare. Che se gli altri partiti sono morti, Grillo e Casaleggio sembrano non interessati a rimettere in vita questo disgraziato Paese". E il Friuli Venezia Giulia è già il primo campanello d'allarme.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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