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Tutti gli interrogativi irrisolti sull’omicidio di Loris Stival

Com’è possibile che Veronica Panarello sia “scivolata” proprio sulle telecamere? Come mai ha consegnato le fascette alle maestre? E come mai si è sottoposta volontariamente sia ad un prelievo del Dna che all’acquisizione del tracciato Gps della sua auto?
A cura di Fabio Giuffrida
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Veronica Panarello è accusata di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere; secondo gli inquirenti potrebbe essere stata lei ad uccidere il piccolo Loris. Innumerevoli gli indizi di colpevolezza ma, allo stato attuale, manca la prova regina. La Panarello, secondo l'accusa, potrebbe aver mentito nel corso degli interrogatori visto che le telecamere di Santa Croce Camerina avrebbero smentito interamente la sua ricostruzione dei fatti. Ecco gli elementi a favore della madre del piccolo Loris:

Santa Croce Camerina come il Grande Fratello. Com'è possibile che Veronica Panarello sia scivolata proprio sulle telecamere? Poteva non sapere che il paese in cui vive dal 2004, che conta appena 10 mila abitanti, fosse coperto da "occhi elettronici"? Se ha davvero premeditato l'omicidio in maniera così cinica e puntuale, come ha fatto a non tenere conto delle telecamere, "primadonna" di questa terribile vicenda? Non ha lasciato tracce sul corpo del piccolo Loris e, invece, si è lasciata riprendere dalle telecamere degli esercizi commerciali privati di Santa Croce Camerina?

Le fascette consegnate alle maestre. Come emerge dalle indagini l'assassino potrebbe aver ucciso il piccolo Loris con fascette da elettricista, quelle che il padre Davide Stival teneva in casa e con le quali faceva alcuni lavori domestici (come avviene in tutte le famiglie, ndr). Quelle fascette che sono state ritrovate persino sul luogo del ritrovamento dalla troupe di "Chi l'ha visto?", quelle fascette che sono state utilizzate per appendere sulla ringhiera del balcone della famiglia Stival un cartello di vendita. Le stesse fascette che Veronica Panarello aveva consegnato alle maestre dichiarando che suo figlio avrebbe dovuto utilizzarle per un esperimento di scienze: alla risposta negativa delle due maestre, è seguita spontaneamente una segnalazione alle forze dell'ordine. Una chiamata fatta da Davide Stival e, accanto, sua moglie. Se fosse stata lei ad uccidere Loris, perché allora avrebbe voluto mostrare quelle fascette alle maestre, consegnandole poi agli inquirenti, rischiando, di fatto, di essere scoperta e di rivelare la presunta arma del delitto?

Il mistero della sagoma di Loris. Quella catturata dalle immagini di un negozio, ubicato di fronte la casa degli Stival, è effettivamente la sagoma del piccolo Loris? Dalle immagini nulla sembrerebbe essere chiaro anche se lo stesso padre ha ammesso più volte che quella sagoma potrebbe essere compatibile con quella del figlio Loris. Ma è possibile ricostruire la dinamica dei fatti attraverso una sagoma, certamente di un bambino, ma che di fatto non sembrerebbe essere così chiara (almeno dai frame diffusi dalla stampa)?

Tutto tace. E' possibile che nessuno, all'interno del condominio, si sia accorto dell'omicidio del piccolo Loris, se è avvenuto – come si presume – all'interno della mura domestiche o, al massimo, in garage? Si può credere che il bambino non abbia pianto, non si sia ribellato al gesto estremo commesso dal suo assassino, soprattutto se – come emerge dalle indagini – sarebbe stato strangolato con fascette da elettricista? E ancora: la madre, secondo l'accusa, portando via di casa il bimbo, probabilmente in fin di vita, avrebbe attraversato le scale, aperto la porta che conduceva al garage e infine lo avrebbe caricato in macchina. Non ha rischiato di essere vista dai vicini di casa? E poi, in un orario in cui quasi tutti si accingono ad andare a lavoro o a scuola, a fare le pulizie di casa o a sbrigare faccende fuori dalle mura domestiche, è possibile che nessuno si sia insospettito o che, addirittura, abbia notato qualcosa di strano? E' possibile che nessuno, al corso di cucina a Donnafugata, si sia accorto che la Panarello non fosse del tutto serena?

Le telefonate con il marito. Come vi abbiamo documentato, 6 sono state le telefonate intercorse tra la Panarello e Davide Stival; una di queste è avvenuta alle ore 9.01 quando la moglie avrebbe risposto che "era tutto a posto" e che "aveva accompagnato i bambini a scuola". Davide l'avrebbe risentita successivamente intorno alle 10.04. E' possibile che alle ore 9.01, nel corso della telefonata, Davide Stival non si sia accorto, nella voce della donna, che qualcosa non andava? O addirittura, volendo ricostruire meglio la dinamica dei fatti, Davide Stival avrebbe potuto sentire persino la voce del bimbo visto che, a quell'ora, potrebbe essere stato vivo. Infatti la morte e il successivo deposito al Mulino Vecchio potrebbero essere avvenuti intorno alle 9.30; il secondo passaggio della donna nel luogo del ritrovamento è stato registrato, nello specifico, alle 9.25 rimanendo lì, secondo gli inquirenti, per circa 6 minuti.

Disponibilità alle indagini. La Panarello in due circostanze, pare, sia stata molto disponibile con gli inquirenti: nel primo caso si è sottoposta "spontaneamente ad un prelievo del Dna attraverso un tampone salivare" come ha dichiarato l'avvocato Francesco Villardita; nel secondo caso avrebbe messo a disposizione il Gps installato sulla sua auto per uso assicurativo, "autorizzando volontariamente la sua acquisizione".

Ecco gli elementi che incastrerebbero Veronica Panarello

Le contraddizioni di Veronica Panarello. Molte delle sue dichiarazioni non trovano conferma dalle indagini e dagli occhi delle telecamere che hanno filmato, minuto dopo minuto, il percorso che la donna avrebbe fatto quel maledetto sabato mattina del 29 Novembre 2014. La Panarello, ad esempio, ha sempre detto di aver accompagnato il piccolo Loris a scuola: nessuno, al momento, pare lo abbia visto né il piccolo, quella mattina, sarebbe entrato a scuola. La Panarello continua a dichiararsi innocente ma non spiega come siano possibili tutte queste incongruenze. Agli inquirenti non ha ammesso nemmeno che il piccolo Loris sarebbe ritornato a casa, come mostrano – parzialmente – le telecamere. Non ha spiegato soprattutto il perché si sarebbe recata due volte al Mulino Vecchio, anzi ha negato ripetutamente di conoscere quella zona, nonostante le dichiarazioni dei suoi familiari. Da piccoli, pare, che si recavano proprio lì a prendere l'acqua dalla fontana. Nella zona del Mulino Vecchio la Panarello, tra l'altro, avrebbe persino abitato con suo padre Francesco. "Ricordo di aver spiegato a mia moglie che, dal luogo del ritrovamento, si può raggiungere l'abitazione di campagna dove abitava con il padre nello stesso anno in cui ci siamo conosciuti, lei mi ha risposto di non conoscere la strada che indicavo. Il luogo in questione è distante dall'abitazione in parola circa un chilometro e mezzo" ha dichiarato Davide Stival. Le sue apparenti contraddizioni, quindi, potrebbero generare due ipotesi: mente quindi è colpevole oppure, come altri sostengono, potrebbero essere frutto di un fisiologico stato confusionale di una madre, disperata, che ha appena perso un figlio.

Il mistero del garage. Come mai Veronica Panarello non ha parcheggiato in strada la sua auto? Come mai, pur essendoci posti disponibili, la donna ha preferito parcheggiare la sua Polo nera in garage? Tra l'altro, come ha dichiarato Davide Stival, era abitudine della Panarello lasciare fuori la sua autovettura. "La maggior parte delle volte vi parcheggiavo la mia autovettura perché più nuova mentre lei lo faceva raramente e solamente quando pioveva o nel caso in cui non trovava parcheggio nei dintorni" ha dichiarato Davide. Secondo l'accusa potrebbe aver parcheggiato nel garage per poter uccidere il bambino e poi caricarlo in auto direttamente dalla porta che collega le scale del condominio al garage (dove sono collocate anche tutte le altre auto dei condomini). Ed è possibile che nel presunto luogo del delitto – casa o garage – non siano stati trovati elementi rilevanti per incastrare il colpevole?

Le forbici, le fascette e le chiavi. Perché in casa Stival si trovavano quelle fascette? "Erano state acquistate da me, le utilizzavo per qualche lavoretto domestico. Le riponevo nel ripostiglio" ha dichiarato Davide Stival confermando, dunque, l'esistenza di quella confezione di fascette poi consegnata alla maestre. Come è possibile, poi, che un paio di forbici in metallo cromato si trovassero sulla scrivania della stanzetta dei bambini e non, invece, all'interno della stanza da bagno dove Davide Stival ha dichiarato di averle viste solitamente? E ancora: il bimbo – ammesso che fosse lui – come ha fatto a rientrare in casa alle 8.31 circa? Qualcuno lo stava aspettando o aveva un mazzo di chiavi? Stando a quello che emerge dalle dichiarazioni del papà di Loris, questo potrebbe essere possibile: le chiavi che la Panarello potrebbe aver dato a Loris erano quelle che si trovavano in macchina "perché lei aveva un altro mazzo (di chiavi, ndr) di scorta".

Il passato di Veronica Panarello. Stando alle dichiarazioni dei suoi familiari, la vita di Veronica non sarebbe stata così serena. Si parla persino di due tentativi di suicidio: il primo nel 2003 quando avrebbe ingerito una piccola dose di candeggina a causa di presunti problemi scolastici, il secondo nel 2004 – disconosciuto dalla Panarello – quando, recandosi in una serra, avrebbe cercato di impiccarsi, dopo aver scoperto una presunta relazione extraconiugale della madre. La famiglia, infatti, nel 1991 si è trasferita in Liguria dove è rimasta fino al 2002, anno in cui ha traslocato a Grammichele; nel 2004 l'arrivo a Santa Croce Camerina in provincia di Ragusa (nello stesso anno ha conosciuto Davide Stival, il suo attuale marito).

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