3.191 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Tutti gli errori di Greta e Vanessa

Le due giovanissime lombarde in Siria senza l’appoggio di nessuna organizzazione non governativa nè del Ministero degli Esteri. Sono partite senza aver nessun tipo di esperienza su come comportarsi in zone di guerra.
3.191 CONDIVISIONI

Immagine

L’Italia ha tirato un sospiro di sollievo: Vanessa Marzullo, 21 anni, e Greta Ramelli, 20 anni, sono finalmente libere e sono tornate a casa grazie soprattutto all’impegno degli uomini dei servizi segreti, che per mesi hanno gestito le trattative con i fondamentalisti islamici siriani che le avevano rapite. La Marzullo e la Ramelli si erano recate nel Paese mediorientale per portare aiuti alla popolazione civile, ma appena tre giorni dopo il loro arrivo in Siria erano state catturate: senza una rete di protezione fornita da una organizzazione non governativa, senza appoggi stabili sul territorio, senza una reale conoscenza dei comportamenti da tenere in una zona teatro di guerra, le due erano state facili bersagli dei terroristi che si oppongono al regime di Bashar Assad, nonostante le ragazze simpatizzassero con l’opposizione al presidente siriano.

Andare in Siria impreparate a quello che le attendeva. Questo è stato il maggior errore di Vanessa e Greta, che non possono nemmeno essere definite “cooperanti” come quasi tutti i media le hanno dipinte negli ultimi mesi. Infatti, le due non sono legate ad alcuna organizzazione non governativa che si occupa di cooperazione internazionale. Semplicemente, hanno promosso, insieme ad un loro amico, il quarantesettenne Roberto Andervill, un progetto chiamato Horryaty, per portare aiuti sanitari alla popolazione di un’area della Siria vicina al confine con la Turchia. Il progetto, ovviamente, non facendo capo a nessuna ong, non è neppure riconosciuto dal Ministero degli Esteri. Quando è scattato l’allarme, infatti, la Farnesina non aveva idea cosa fosse il progetto e che due giovanissime ragazze italiane si trovassero nella zona Nord della Siria una missione umanitaria. Proprio per questo, a Roma si è saputo della loro scomparsa con una settimana di ritardo rispetto al rapimento.

Certo, nessuno mette in dubbio la generosità e la buona volontà delle due giovani, ma è il loro curriculum a destare perplessità. Vanessa non aveva precedenti esperienze di aiuto umanitario ma conosce la lingua araba, visto che è iscritta all’Università di Milano e studia mediazione linguistica e culturale; Greta, invece, come volontaria della Croce Rossa, probabilmente l’organizzazione internazionale più strutturata al mondo, era stata a portare aiuti alla popolazione in Zambia ed in India, che, però, non sono zone di guerra. “Greta era consapevole del rischio che correva, ma non le interessava, voleva solo aiutare quelle persone che ancora adesso si trovano sotto le macerie” afferma un suo compagno di scuola. Troppo poco, forse, per una missione a due in una zona di guerra. Cosa le abbia spinte, senza alcuna esperienza o capacità specifiche ad andare in Siria pur essendo quasi completamente impreparate, resta ancora un mistero. Quello che è certo è che l’uomo che con loro aveva promosso il progetto, Andervill, non era potuto partire perché, semplicemente, non poteva lasciare il suo lavoro da fabbro: pur avendo esperienze da cooperatore, lui stesso è un volontario che solo sporadicamente è stato impegnato in missioni all’estero negli scorsi anni, in particolare nei Balcani ed in Palestina. Nel febbraio del 2014 le due ragazze avevano già compiuto un primo, breve, viaggio in Siria portando aiuti e, a questo punto, bisogna ammettere che già in quell’occasione erano state fortunate visto che non era loro successo nulla di male.

3.191 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views