Tuschia: ripristinato l’uso del velo nelle scuole pubbliche. I Sindacati: “Minata la laicità dello Stato”

Bulent Arinc, vice primo ministro della Turchia, ha reso noto che il governo ha abolito la norma che vieta di indossare il classico velo islamico all'interno delle scuole pubbliche superiori. Il politico ha aggiunto: "So che soprattutto alcune studentesse lo desideravano". L'esecutivo guidato da Erdogan ha modificato il codice di abbigliamento stralciando la parte in cui si imponeva alle studentesse di essere "a capo scoperto" in aula. "Quando mi sono riunito con gli studenti in occasione dell'apertura dell'anno scolastico – ha spiegato Arinc – ho sentito che aspettavano con eccitazione questa notizia".

Non sono mancate le proteste dal momento che il divieto di coprirsi il volto indossando il velo era uno dei fondamenti della Turchia laica voluta dal "padre della patria" Musfata Kemal Ataturk. "La nostra società viene trascinata in un Medioevo sfruttando la fede – ha commentato Kamuran Karacan, che dirige il sindacato degli insegnanti Egitim-Sen – Ora tocca agli studenti essere usati come strumento politico, attraverso la religione. Questa decisione causerà un trauma in questo paese, che si fonda sull'istruzione laica". Il sindacato ha quindi annunciato battaglia per annullare il provvedimento e ripristinare la norma precedente: "La modifica del codice – ha aggiunto – è contraria alla costituzione. Per loro libertà vuol dire solo velo, non sono interessati ai principi laici e scientifici nelle istituzioni scolastiche".

In realtà l'abolizione del divieto di indossare il Turban, come è chiamato il velo turco, è il culmine di un processo iniziato nel 2008, quando una riforma costituzionale voluta dall'allora presidente Erdogan (lo stesso di oggi) ne ammise l'utilizzo nelle università. La Corte Costituzionale dichiarò il provvedimento illegittimo, ma non riuscì a impedirne la sua assimilazione quantomeno a livello culturale, tant'è vero che nel 2013 è stato rimosso il divieto di utilizzare il velo islamico per le donne che lavorano nella pubblica amministrazione.