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Turchia, resa dei conti dopo il golpe fallito. Quasi 300 i morti

Migliaia di persone in piazza in Turchia per festeggiare il fallito golpe tentato dai militari. Sale intanto la tensione tra Ankara e Washington.
A cura di Susanna Picone
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Migliaia di persone sono scese in piazza ieri sera in tutta la Turchia per festeggiare il fallito golpe tentato dai militari e per rispondere all'appello del presidente Erdogan per “difendere la democrazia”. Tanti quelli che hanno sfilato e cantato per le strade di Istanbul sventolando le bandiere con i colori della Turchia. Altre manifestazioni sono andate in scena ad Ankara, Izmir e Erzincan, nel nord-est del Paese. Attesa per oggi la riunione di emergenza del governo. Sale intanto la tensione fra Ankara e Washington: il ministro del Lavoro turco ha ipotizzato apertamente, secondo quanto riferisce la Bbc, che gli Usa siano dietro il fallito golpe, mentre il segretario di Stato, John Kerry, citato da Lussemburgo, ha negato tutto mettendo in guardia la Turchia da quelle che ha chiamato “pubbliche insinuazioni”. I sospetti sugli Usa – ha detto Kerry – “sono totalmente falsi e danneggiano” i rapporti.

I numeri del fallito golpe – Le vittime registrate durante il tentativo fallito di colpo di Stato sono quasi trecento tra ufficiali di polizia, civili e persone descritte come complottisti. Oltre 1400 anche i feriti. Quasi tremila i militari arrestati finora e oltre 2700 i giudici rimossi in tutto il Paese. Il premier turco Binali Yildirum ha detto che nella costituzione del Paese non è prevista la pena di morte, ma ha aggiunto che il governo considererà cambiamenti legali per accertarsi che simili tentativi di colpo di stato non si ripetano mai più. Intanto il presidente Erdogan ha chiesto agli Stati Uniti l'estradizione di Fethullah Gulen, l'ex imam accusato di essere l'ispiratore del fallito colpo di Stato. Ma secondo Gulen “c'è la possibilità che il golpe di stato in Turchia sia stata una messa in scena per continuare ad accusare i miei sostenitori”. “Non penso – ha detto ai giornalisti – che il mondo possa credere alle accuse del presidente Erdogan. Ora che la Turchia ha intrapreso il sentiero della democrazia non può tornare indietro”.

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