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Turchia, opposizione a Erdogan in piazza: “No a golpe, ma no a sospensione democrazia”

L’opposizione democratica a Erdogan in piazza per riaffermare la condanna al golpe ma anche per protestare contro i pericoli di una deriva autoritaria.
A cura di Redazione
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Decine di migliaia di persone (oltre 200mila secondo gli organizzatori) si sono date appuntamento in piazza Taksim a Istanbul per quella che è la più grande manifestazione dal tentativo di colpo di stato militare della scorsa settimana. A scendere in piazza, dopo una serie di manifestazioni organizzate dai sostenitori del Presidente Erdogan, sono stati i militanti dei partiti dell'opposizione democratica. A chiudere la manifestazione è stato infatti il leader del partito socialdemocratico, Kemal Kilicdaroglu, che domani sarà ricevuto nella sua residenza di Ankara proprio dal Presidente Erdogan.

La piattaforma politica dei manifestanti (e degli stessi partiti di opposizione), del resto, è particolarmente complessa, con equilibri piuttosto delicati. I manifestanti sono scesi in piazza per "difendere la Repubblica e la democrazia", per condannare il golpe ma allo stesso tempo per "manifestare preoccupazione" nella svolta autoritaria che Erdogan sembra voler imprimere alla Turchia. Al centro delle polemiche la scelta di imporre lo stato di emergenza, con la parallela "sospensione de facto" delle garanzie costituzionali e del rispetto dei diritti umani (qualche ora fa Amnesty International ha denunciato stupri e violenze nei centri di detenzione turchi).

Proprio ieri, come vi abbiamo raccontato, il Governo ha pubblicato un decreto che contiene una serie di norme molto dure: "Con il decreto i fermi della polizia senza convalida del giudice potranno durare fino a 30 giorni, le conversazioni tra i detenuti e i loro legali potrebbero essere registrate, i detenuti avranno la possibilità di vedere solo i coniugi e i parenti di secondo grado". Parallelamente continuano gli arresti, le sospensioni, le inchieste e il ritiro dei permessi di espatrio, anche nei confronti di giornalisti, studiosi e intellettuali.

Anche per questo motivo, particolare rilevanza assume il richiamo della piazza a Mustafa Kemal Ataturk, il padre della Repubblica e strenuo difensore del concetto di laicità dello Stato, in opposizione alla "tentazione dell'islamizzazione".

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