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Triplice omicidio Caselle, sentenza è definitiva: “L’ex colf ha ucciso per odio e vendetta”

I giudici della Cassazione hanno confermato la condanna all’ergastolo per Dorotea De Pippo e per l’ex compagno Giorgio Palmieri. Il 3 gennaio del 2014 sterminarono un’intera famiglia: Claudio Allione, la moglie Mariangela Greggio e l’anziana madre di lei, Emilia Campo Dall’Orto.
A cura di Susanna Picone
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La Corte di Cassazione ha confermato le condanne all'ergastolo per Dorotea De Pippo e per il suo ex compagno Giorgio Palmieri, ritenuti responsabili del triplice omicidio commesso a Caselle, alle porte di Torino, il 3 gennaio 2014. Ad essere uccisi nella loro villetta dalla loro ex colf e dal suo amante furono i coniugi Claudio Allione, sessantasei anni, e Mariangela Greggio, sessantacinque anni, e la madre di lei, la novantaquattrenne Emilia Campo Dell'Orto. La Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dalle difese dei due imputati e ha messo fine a questa vicenda. Dorotea De Pippo, che appunto aveva lavorato per la famiglia massacrata come collaboratrice domestica, è stata considerata l'ideatrice del triplice delitto, commesso materialmente dal compagno Giorgio Palmieri.

Il triplice omicidio di Caselle

La sera del 3 gennaio del 2014 i due condannati si recarono nella casa dei coniugi Allione con la scusa di chiedere un prestito e, dopo un caffè con la coppia, Palmieri uccise a coltellate prima Claudio e Mariangela e poi anche la nonnina. La colf, che era stata mandata via dalla famiglia perché considerata colpevole del furto di una catenina d’oro, secondo quanto emerso dalle indagini covava odio e risentimento verso la sua padrona, la signora Mariangela. La rabbia, secondo gli inquirenti, si era mescolata all’invidia che la De Pippo provava sempre nei confronti della donna. “L’impegno dei carabinieri, della procura e dei giudici di Torino ha trovato piena conferma in questa sentenza, che lenisce in parte il profondo dolore di Maurizio e della sua compagna Milena”, ha detto l’avvocato Stefano Castrale, che tutela l’unico figlio dei coniugi Allione, sopravvissuto alla strage perché quella sera era in montagna con amici e fidanzata. Per lui la corte d’Appello di Torino aveva stabilito una provvisionale di 300.000 euro.

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