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Trieste, la proposta del settimanale cattolico: “In hotel solo col certificato di matrimonio”

Sul sito di Vita Nuova, settimanale cattolico di Trieste, è apparso un articolo di commento sulla notizia della struttura che non voleva i gay: “Io chiederei il certificato di matrimonio, altrimenti niente stanza”, scrive l’autore in difesa della “famiglia tradizionale”.
A cura di Susanna Picone
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“Altro che coppie gay…Se fossi albergatore chiederei il certificato di matrimonio”: si intitola così un articolo apparso sul sito di Vita Nuova, settimanale cattolico di Trieste. Un articolo col quale l’autore di fatto commenta una notizia di qualche settimana fa arrivata dalla Calabria, dove il proprietario di una struttura ha deciso di non volere ospitare una coppia gay perché cattolico. Quella notizia ha comprensibilmente sollevato delle polemiche, ma a quanto pare c’è chi ha apprezzato il comportamento del proprietario di quella casa per vacanze, e anzi dice che si può fare anche di più per difendere la “famiglia tradizionale”. È appunto quanto si legge nell’articolo di Vita Nuova, dove l’autore lancia la sua particolare "proposta", e cioè che negli alberghi siano affittate camere doppie solo a chi presenta un certificato di matrimonio.

Camere degli alberghi solo per coppie sposate e aiuti alle famiglie con molti figli –Un albergo ha deciso di non ammettere le coppie gay. Discriminazione? A dire il vero è quantomeno la reazione ad una vera discriminazione: l’aumento degli alberghi e degli agriturismi ‘Children free’, senza bambini. Perché mai sarebbe discriminante non accettare in albergo coppie gay e non sarebbe discriminante non accettare famiglie con bambini?”, si legge nell’articolo che prosegue: “Un tempo – ormai molti anni fa – gli alberghi verificavano se uomo e donna che chiedevano insieme una camera fossero sposati. Anche gli alberghi, un tempo, avevano una dignità. C’era anche gli alberghi ‘a ore’, ma proprio per distinguersi da questi, gli alberghi seri davano le stanze solo a coppie sposate. I gestori avevano un senso morale e non intendevano incentivare la promiscuità  fine a se stessa. Oggi si va negli alberghi, in montagna o al mare, e si vedono coppie giovanissime, eterosessuali intendiamoci, però piuttosto precoci. A loro nessuno chiede nulla: hanno di che pagare? questo basta. Se proprio devo essere sincero fino in fondo, io sarei più duro ancora di quegli albergatori che non vogliono le coppie gay in casa loro. Io chiederei il certificato di matrimonio, altrimenti niente stanza. Vadano da un’altra parte. I soldi non sono tutto nella vita”. L’autore dell’articolo dice anche di voler favorire le famiglie numerose: “ Dal terzo figlio in poi gratis”. “Può darsi che le famiglie numerose, che ora non possono andare in vacanza perché i prezzi degli alberghi non sono ‘Family friendly’, poi ci vadano. Può darsi che qualche Comune controcorrente decida di finanziare non le case alle coppie omosessuali ma le vacanze alle famiglie numerose. Può darsi che la sterilità non sia più celebrata ma ritorni in voga la fertilità. Chissà!”, si legge ancora.

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