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Treviso, scoperto un nuovo dipinto di Michelangelo

Si tratterebbe del “Cristo in croce”, datato al 1539 e attestato nella corrispondenza che Michelangelo intrattenne con Vittoria Colonna: l’esistenza dell’opera non era mai stata confermata, fino ad oggi. Ma Lionello Puppi ne è certo: la “Crocifissione” esposta da ieri a Treviso nella mostra su El Greco è di Michelangelo. Lo studioso ha portato numerose prove a sostegno della scoperta, ma gli esperti sono ancora scettici. Sgarbi: “Una bella illusione”.
A cura di Federica D'Alfonso
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Michelangelo, Crocifissione per Vittoria Colonna, 1545, British Museum, Londra
Michelangelo, Crocifissione per Vittoria Colonna, 1545, British Museum, Londra

La "Crocifissione" esposta da ieri a Treviso nella mostra su El Greco sarebbe di Michelangelo. A darne l'annuncio il curatore della rassegna, Lionello Puppi, professore emerito della Ca' Foscari di Venezia: si tratterebbe del "Cristo in croce", datato al 1539, attestato nella corrispondenza che Michelangelo intrattenne con Vittoria Colonna ma mai ritrovato. Fino ad ora forti dubbi erano stati sollevati sulla effettiva esistenza di questa opera, ma la tesi di Puppi riapre il dibattito fra gli studiosi. Gli esperti d'arte, tra cui Vittorio Sgarbi, sono scettici riguardo la presunta scoperta: "Una bella illusione, vittima di una seduzione che ha toccato molti studiosi. Questa è solo una delle almeno dieci versioni esistenti".

L'opera, in mostra all'esposizione "El Greco in Italia" in corso a Ca' dei Carraresi, a Treviso, fa parte di una collezione privata. Secondo Puppi questo "Cristo in croce", dipinto su tavola lignea, sarebbe compatibile con un disegno preparatorio conservato al British Museum di Londra. "Sono giunto a questa attribuzione dopo mese di ricerche tecniche, stilistiche e documentali", ha detto ieri il professor Puppi. "Tutti i miei studi, e i test diagnostici, hanno dimostrato la piena compatibilità della tavola con la mano di Michelangelo, con il disegno conservato al British Museum".

Molti sono gli elementi, secondo Puppi, che confermerebbero l'ipotesi: primo fra tutti l'eclissi di luna documentata per il 19 aprile 1539, dipinta nel quadro e riconducibile ad una misteriosa "luna nera" citata nei documenti. L'esistenza del Crocifisso è anche attestata nelle lettere che Michelangelo scrisse a Vittoria Colonna: conosciuta intorno al 1538, strinse con lei una vivissima amicizia. Per lei realizzò molti dipinti, oggi tutti perduti o comunque di attribuzione estremamente controversa, di cui però restano disegni preparatori e copie di allievi ed estimatori di Michelangelo. Oltre ad una Pietà, l'opera più nota per Vittoria Colonna, esiste una Crocifissione, conservata a Londra ma ancora non universalmente accettata come autografa: ed è proprio il confronto con quest'opera, secondo Puppi, a dare la conferma definitiva alla scoperta.

La stessa scelta iconografica riconducibile al "Cristo vivens", cioè al Cristo che grida contro il Padre, e non al Cristo che spira reclinando il capo ("Cristo patiens") della tradizione, sarebbe un ulteriore conferma. Vittoria Colonna infatti capeggiava il gruppo cosiddetto "degli spirituali", che credeva nella salvezza ottenuta per fede e non per opere, e dunque amava l'iconografia "forte" e "vitale" del Cristo in croce.

Analisi diagnostiche dell’opera indicano una compatibilità stilistica con Michelangelo per l’assenza del paesaggio, la presenza di nuvole tempestose, la finezza del tratto. Le dimensioni della tavoletta sono molto simili al disegno preparatore del British Museum. La riflettografia ha rivelato come il posizionamento del teschio, alla base della croce del disegno, originariamente fosse stato tracciato alla destra di essa come nel dipinto in mostra. Sul retro, infine, ai raggi ultravioletti si legge una scritta, "originale il dono suo", confermando il dono a Vittoria Colonna.

Il docente ufficializzerà la scoperta alla comunità scientifica in autunno, ma nel frattempo sembra crescere lo scetticismo tra gli esperti.

I dubbi

Le obiezioni sollevate dagli esperti d'arte riguardano non solo la qualità del dipinto, ma anche i dettagli che farebbero escludere la mano del Buonarroti.

Secondo Vittorio Sgarbi una cosa è certa: "Non è di Michelangelo. Puppi è vittima di una seduzione che ha toccato molti studiosi, il Cristo di Vittoria Colonna ha stimolato molte fantasie letterarie. Ho visto proprio poco tempo fa un altro Crocifisso attribuito a Michelangelo a Roma, questa è solo una delle almeno dieci versioni esistenti, un’illusione, e non ha maggiore qualità delle altre. Basta guardare la debolezza del modellato. Questa composizione con un Cristo pietistico è databile nel secondo Cinquecento. Mancano elementi documentari concreti, manterrei un prudente distacco".

Anche il professore Augusto Gentili, ha espresso i suoi dubbi a riguardo: "Puppi fa delle due teste di Cristo un argomento a favore dell’attribuzione, ma io credo che sia proprio qui la differenza. Il Cristo patetico del quadretto non potrebbe essere di Michelangelo, indica l’opera di un pittore qualsiasi che ne fa una variante modesta". Gentili ha anche ricordato il lavoro del Puppi accademico: "per tutti noi, e anche per me, è stato a suo tempo un grande maestro, ha scritto libri fondamentali. Negli ultimi anni però ha presentato attribuzioni assurde a grandi Maestri, recentemente anche a Tiziano, e questa non esce da quel numero, rivelando più un'attitudine commerciale".

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