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Treni, stop ad abbonamenti Alta velocità. Pendolari non ci stanno e fanno esposto al Tar

Nuovo Trasporto Viaggiatori ha già deciso il taglio, mantendendo al momento solo quelli sulle tratte Roma-Napoli e Bologna-Milano, mentre Trenitalia starebbe valutando se eliminarli dal primo gennaio 2017.
A cura di C. T.
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Si profila uno stop per gli abbonamenti sull'alta velocità: Torino-Milano, Reggio Emilia-Milano, Bologna-Firenze, Roma-Napoli, Napoli-Salerno. Nuovo Trasporto Viaggiatori ha già deciso il taglio, mantendendo al momento solo quelli sulle tratte Roma-Napoli e Bologna-Milano, mentre Trenitalia starebbe valutando se eliminarli dal primo gennaio 2017. Il motivo è la scarsa remuneratività, anzi, l'improduttività di questi abbonamenti: tolgono posti che potrebbero essere acquistati da altri a prezzo pieno. Non convengono, insomma. I "pendolari veloci", però, non ci stanno e a luglio hanno costituito un comitato formato da almeno dodicimila passeggeri che ha presentato un esposto al Tar di Torino, dove ha sede l’Authority dei Trasporti.

"Non ci stiamo a rischiare di vedere cancellati per sempre gli abbonamenti sulla Torino-Milano che Italo non ha più e Trenitalia potrebbe eliminare dal primo gennaio", hanno spiegato Larsia Ventra e Daniela Boccioli, alla guida del comitato. I prezzi pagati dai "pendolari veloci" vanno dai 203 euro a 417. Cifre alte, ma meno che affittare una stanza. Secondo il portavoce del comitato Torino-Milano Leonardo Pellegrini "la questione ha cominciato a complicarsi un anno fa quando Trenitalia ha palesato la necessità della prenotazione obbligatoria del posto per questioni di sicurezza. Al momento l’ipotesi è però rimasta sulla carta, perché quasi mai c’è posto per tutti i 1.600 abbonati".

Il problema è che le rimostranze rischiano di avere poco seguito. Come spiega il Corriere della Sera, l'alta velocità ferroviaria

"è sottoposta a una competizione internazionale, in cui diversi operatori stranieri (leggi la francese Sncf e la tedesca Deutsche Bahn) servono anche le nostre tratte. E in cui ogni posto deve produrre profitti. Non sono ammessi contributi pubblici, perché si configurerebbero come aiuti di Stato. Tanto meno è utilizzabile il criterio di pubblica utilità, pre-condizione del trasporto regionale in cui il rapporto con Ferrovie dello Stato è gestito attraverso una serie di contratti di servizio stipulati con le regioni. Ecco perché a nulla potrebbe servire il tentativo della regione Piemonte che sta sondando il terreno per capire se può supportare i pendolari riconoscendo la differenza economica tra il costo pagato da ogni singolo abbonato e il prezzo di mercato deciso dagli operatori".

In ogni caso questo è solo l'ultimo conflitto sul trasporto pendolare. Risalgono a poco tempo le lamentele per la scelta di Trenitalia di abbassare la validità dei biglietti da due mesi a ventiquattro ore.

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