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Tratta umana, Italia bocciata: migliaia di mercanti catturati, solo 23 condannati

L’organismo anti tratta del Consiglio d’Europa, nel primo rapporto sull’Italia evidenzia la lentezza della giustizia e l’indifferenza verso i nuovi ‘schiavi’.
A cura di Biagio Chiariello
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Nel nostro paese c’è “insufficiente attenzione” alla tratta di esseri umani. Lo sostiene Greta, il meccanismo di monitoraggio del Consiglio d’Europa. L’Italia, da sempre terra di sbarchi e di arrivi di profughi, a causa delle lungaggini burocratica, non riesce a dare una risposta concreta a questo fenomeno; al di là dell’annoso problema dell’immigrazione – spesso clandestina – il Belpaese sarebbe indietro per quel che riguarda i mercanti di schiavi che approfittano dell’incapacità dei nostri governi di tener testa a tale criticità. Tra il 2009 e il 2012 migliaia di mercanti di schiavi, infatti, sono andati sotto processo, ma ci sono state solo 14 condanne nel 2010 e 9 nel 2011. Cifra che spinge Greta  a dirsi "preoccupato", a fronte del numero molto alto di vittime della tratta di esseri umani dal 1999: all’incirca ventinovemila, 4.530 persone tra il 2011 e il 2013; ma “è solo la punta dell’iceberg”. Nel rapporto si afferma che “i dati forniti non rivelano la vera ampiezza del fenomeno” perché in Italia non ci sono meccanismi adeguati a individuare le vittime, per raccogliere i dati e, appunto, si presta “insufficiente attenzione alle tratte che non hanno come scopo lo sfruttamento sessuale”.

 Italia debole coi mercanti di schiavi

L’ente evidenzia che le autorità italiane “non sono state in grado di dimostrare che le leggi italiane, per come sono formulate, permettano di mettere dietro le sbarre tutti i mercanti di schiavi”. Inoltre vengono sottolineati complicazioni per quanto riguarda la cooperazione giudiziaria con le nazioni al di fuori dell’Unione europea, quelli da dove provengono sia vittime della tratta sia i loro sfruttatori. Greta quindi richiama l’Italia a “rafforzare gli sforzi per assicurare che i crimini inerenti alla tratta, qualsiasi sia il tipo di sfruttamento, vengano investigati e processati velocemente ed efficacemente, e che questo porti a sanzioni proporzionate e dissuasive”.  Allo stesso modo il Consiglio d’Europa invoca “con urgenza un piano d’azione nazionale” affinché l’Italia “definisca priorità, obiettivi, attività concrete e responsabili per la loro attuazione”.

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