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Tragedia dell’aereo malese MH017, ecco le prove russe che incriminano Kiev

A poche ore dall’abbattimento del Boeing 777 della Malaysia Airlines, Mosca e Kiev si rimpallano le responsabilità. Il velivolo è stato colpito in volo da un sistema di difesa missilistica Buk, in dotazione sia alle forze armate russe che a quelle ucraine, ma gli esperti ritengono improbabile che il missile possa essere stato lanciato dai separatisti filo russi . E nonostante l’orrore per la tragedia in cui hanno perso la vita 295 persone, le armi dell’esercito di Kiev continuano a sparare.
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È un brutto affare. Un affare tremendamente sporco e pericoloso. Un affare che mischia, senza pietà e senza rimorsi, guerra e interessi economici. Vite e petrodollari, o petrorubli se si preferisce, in una spirale di violenze senza fine. Che vede mischiare la morte di quasi trecento civili inermi, rei di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, alla presenza nelle immediate vicinanze dell'aereo presidenziale russo con a bordo il Presidente Vladimir Vladimirovič Putin, e ad accordi economici sottoscritti di recente a Fortaleza, Brasile, dai rappresentati dei Brics (i paesi delle economie emergenti, ovvero: Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, cui si dovrebbe aggiungere anche l'Argentina in trattative per entrare a far parte dell'esclusivo circolo economico internazionale). Per quanto possibile, tuttavia, è necessario procedere con ordine. L'abbattimento dell'aereo di linea malese MH017, con a bordo 295 persone, è stato accertato da pochi minuti. Non si è trattato, secondo l'ultima ricostruzione, di un guasto tecnico – ipotesi circolata subito dopo la notizia del disastro –, ma di una vera e propria azione militare, compiuta da personale addestrato e capace di utilizzare sistemi di difesa missilistica terra-aria capaci di colpire il velivolo ad una quota superiore ai diecimila metri.

Com'è stato abbattuto l'aereo malese?

Secondo gli esperti della Difesa russa, cui hanno subito fatto eco autorevoli controparti occidentali, la tecnologia utilizzata per abbattere il Boeing 777-200ER della Malaysia Airlines sarebbe quella utilizzata dai lanciatori missilistici mobili Buk in denominazione Nato SA-11 ‘Gadfly' (o 9K37 secondo la denominazione russa Grau) sviluppati in epoca sovietica e rientranti nella famiglia dei Sam (Surface to air missile system, ovvero sistema missilistico terra–aria, in questo caso di media gittata). Un'arma in possesso sia delle forze armate ucraine che di quelle russe. Dalle prime indagini emerge che solo questo tipo di lanciatore avrebbe potuto armare il missile che avrebbe, il condizionale è ancora d'obbligo, colpito l'aereo in volo in quel momento sui cieli tormentati di Donetsk, città al confine tra Russia e Ucraina e principale centro di scontro tra le forze separatiste filo russe e l'esercito regolare. Dettaglio, questo, di grande rilevanza perché a differenza di quanto circolato subito dopo la tragedia, e supportato da accuse ormai poco credibili e mosse dal governo di Kiev, i ribelli (ovvero i filo russi dell'autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk) non possiederebbero né tale tecnologia, né avrebbero l'addestramento necessario a poter utilizzare tali lanciatori. Intanto, proprio pochi attimi fa come riportato da RT, il ministero della Difesa russo ha reso noto che: "nè armamenti lanciati da postazioni Buk nè altrotipo di materiale militare ha attraversato i confini russi in direzione ucraina". Il dito accusatore internazionale, subito dopo il disastro e guidato da Kiev e dalla Casa Bianca di Washington (supportato da informazioni della Cia, agenzia che in questi hanno non ha dato prova di massima affidabilità), ha addossato le eventuali responsabilità dell'abbattimento proprio ai separatisti colpevoli – secondo i sostenitori di tale tesi, subito ripresa dai media occidentali senza particolari verifiche –, di aver colpito per caso l'MH017 al posto di un aereo cargo ucraino che sarebbe dovuto essere il vero bersaglio dell'attacco. La zona, infatti, ha registrato nelle ultime settimane l'abbattimento di numerosi velivoli, almeno dieci confermati, dell'aviazione militare ucraina ad opera dei separatisti.

Questa ipotesi, oltre che dalla Difesa russa, è stata smentita anche da numerosi esperti tra cui Nick de Larrinaga, esperto militare di IHS Jane's Defence, secondo cui: “Ad una normale altitudine di crociera un aereo civile sarebbe stato al di fuori dei sistemi d'arma di difesa aerea portabili, quelli che abbiamo visto proliferare tra le truppe ribelli in Ucraina orientale. Tuttavia sarebbe nel raggio d'azione di un sistema Sam 9K37 Buk, in possesso sia della Russia che dell'Ucraina”, si legge sul sito di Russia Today.
Le affermazioni di de Larrinaga sono state successivamente supportate da Kevin Ryan, Brigadier Generale dell'esercito Usa ora in pensione e direttore del Defense and Intelligence Project presso il Centro Belfer, che ha aggiunto: “Sembra improbabile che le truppe separatiste abbiano potuto utilizzare il sistema missilistico Buk al fine di abbattere l'aereo malese. Al fine di colpire un oggetto come un aereo è necessario un lungo addestramento e grandi abilità” ha affermato l'ex militare alla Cnn.

Ci sono missili capaci di abbattere un aereo in quella zona?

Se, dunque, l'ipotesi del maldestro attacco dei ribelli dovesse essere scartata, si aprirebbero le porte delle speculazioni più elaborate. L'Ucraina ha subito smentito, attraverso un ex ufficiale delle forze aeree, la presenza nella parte orientale del Paese dei sistemi missilistici Buk. Tale smentita tuttavia è controbilanciata da un dettagliato rapporto del ministero della Difesa russo in cui si dice che: “Unità delle forze armate ucraine situate nei pressi del luogo dell'incidente sono equipaggiate del sistema missilistico Buk M1”.

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Difficile, a questo punto poter credere ad una delle due parti, anche se a quanto trapelato – ma si tratta solo d'indiscrezioni – i russi avrebbero chiare evidenze della presenza di tali mezzi nella zona interessata dalla tragedia. In questo quadro, già a tinte fosche, si inseriscono due elementi tutt'altro che di secondo piano. Il primo riguarda il passaggio dell'Ilyushin-96 ‘Board One' su cui volava il presidente Putin, di ritorno da Brasile, segnalato circa 320 chilometri (circa 30 minuti) indietro rispetto all'aereo malese. L'aereo presidenziale russo, segnalato nei pressi di Varsavia, ha attraversato i cieli polacchi subito dopo l'MH017 cambiando rotta pochi momenti prima di entrare nello spazio aereo ucraino proprio al fine di evitare tensioni con Kiev. È chiaro che si tratti di una speculazione e che non ci siano prove di sorta che, al momento, possano mettere in collegamento i due aerei, ma di certo fa grande impressione pensare che a poca distanza dal velivolo abbattuto si trovata il Presidente Putin, ovvero il grande nemico della “nuova” Ucraina e l'antagonista principale di Washington su un numero sempre crescente di fronti.

E risulta essere, ancora una volta, particolare la motivazione per la quale Putin era in volo. Il Presidente russo era di ritorno dal vertice di Fortaleza con le controparti del Brics, summit al termine del quale è stato dato il via libera alla creazione di una banca di sviluppo internazionale delle nuove, per modo di dire, economie forti internazionali. Un accordo, snobbato dalla stampa occidentale, ma che secondo gli addetti ai lavori potrebbe portare al bilanciamento del potere monopolistico della Banca Mondiale e, quindi, alla creazione di nuovi equilibri internazionali. Ipotesi senza dubbio affascinanti che, tuttavia, devono necessariamente fare un passo indietro rispetto alla tragedia che ha devastato la vita di 295 persone e delle loro famiglie. L'impressione, a parere di chi scrive, è che il tribunale internazionale mediatico abbia già deciso chi sono gli accusati da perseguire e chi gli innocenti da tutelare, in un gioco sordido e beffardo che non tiene in alcuna considerazione le vittime di tale carneficina. Ed è lo stesso sistema che ormai da molti giorni ha deciso di disinteressarsi delle ennesime rappresaglie e violenze perpetrate in Ucraina orientale da bande armate che, come riportato da numerosi fonti indipendenti – quali Amnesty International –, continuano a torturare ed uccidere gli oppositori al governo di estrema destra salito al potere a Kiev. Proprio pochi minuti fa è giunta in redazione la notizia dell'ennesimo massacro di civili, 20 questa volta nella città di Lugansk, vittime dei bombardamenti di rappresaglia compiuti dalle forze regolari fedeli al premier Petro Poroschenko.

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