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Toyo Ito vince il Pritzker Prize 2013, il Nobel dell’Architettura

La giuria del Premio, il maggior riconoscimento internazionale di Architettura, assegnerà al noto architetto giapponese $100,000 e la medaglia di bronzo Pritzker.
A cura di Clara Salzano
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Toyo Ito, Pritzker Architecture Prize Laureate, 2013 (Photo by Yoshiaki Tsutsui)

«Onorare annualmente un architetto vivente le cui opere realizzate dimostrano una combinazione di talento, visione e impegno, e che ha prodotto contributi consistenti e significativi all'umanità e all'ambiente costruito attraverso l'arte dell'architettura» è lo scopo del Premio Pritzker per l'Architettura, il più importante premio internazionale del settore, paragonato per prestigio al Premio Nobel. È stato creato nel 1979 dal miliardario Jay A. Pritzker, fondatore della catena alberghiera Hyatt Hotels, e viene consegnato ogni anno dal Presidente degli Stati Uniti d’America ad un grande architetto vivente. Alcuni degli illustri vincitori sono stati Renzo Piano, Eduardo Souto de Moura, Frank O. Ghery, Zaha Hadid, Aldo Rossi ed Herzog&DeMeuron.

TOD’S Omotesando Building, Shibuya-ku, Tokyo, Japan (Photo by Nacasa & Partners Inc.)

La decisione della giuria di assegnare l’edizione 2013 del Pritzker al celebre architetto, classe 1941, nato a Seoul ma giapponese di adozione, è una dimostrazione di indipendenza e apertura. Pochi lavori cruciali e un approccio rigoroso, lontano dalla mondanità, sono stati sufficienti a Toyo Ito per creare un proprio linguaggio architettonico influente.

Ito è considerato uno degli architetti più innovativi ed influenti al mondo, ed è particolarmente apprezzato per la creazione ed elaborazione di concetti architettonici estremi, nei quali combina il mondo fisico con quello virtuale. Fonde nel suo lavoro modernità estrema e compenetrazione con la natura. Ha realizzato numerose opere, tra le quali la Torre dei Venti a Yokohama nel 1986, il Museo di Yatsushiro nel 1991, la T Hall a Taisha nel 1999, e la Mediateca di Sendai nel 2001, vertice della sua ricerca poetica. La ricerca di nuove relazioni tra l'involucro e la struttura è alla base delle ultime realizzazioni. Ne è un esempio l' Edificio TOD'S a Tokyo che testimonia anche gli stretti rapporti dell’architetto con importanti aziende del made in Italy. Nei suoi progetti raffigura le relazioni immateriali del mondo contemporaneo, in tutti è possibile riscontrare la propensione alla leggerezza strutturale e l’uso di tecnologie avanzate, perché tutti sono stati pensati secondo una matrice comune che esalta le valenze percettive dei materiali e smaterializza le forme.

Toyo Ito, Serpentine Gallery Pavilion, 2002, London, U.K

La cerimonia ufficiale quest’anno si terrà a Boston, presso il John F. Kennedy Library and Museum il 29 maggio 2013. La scelta del luogo della premiazione è in linea con la politica della Fondazione Hyatt di tenere le cerimonie del Premio nei luoghi storici di tutto il mondo, e, ove possibile, in siti creati da precedenti vincitori dell’importante riconoscimento; ad esempio, il John F. Kennedy Library è un progetto di Ming Pei, Pritzker 1983. Ito sarà il sesto architetto giapponese a ricevere il premio Pritzker, gli altri cinque sono stati Kenzo Tange nel 1987, Fumihiko Maki nel 1993, Tadao Ando nel 1995, e la squadra di Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa nel 2010.

Toyo Ito è un creatore di edifici senza tempo che con coraggio traccia nuovi percorsi. La sua architettura trasmette ottimismo, leggerezza e gioia, ed è intrisa di un senso di unicità e universalità. Per queste ragioni e per la sua sintesi di struttura, spazio e forma che creano luoghi invitanti, per la sua sensibilità verso il paesaggio, per il suo infondere nei progetti una dimensione spirituale e per la poetica che trascende tutte le sue opere, Toyo Ito riceve il Pritzker Architecture Prize 2013.

(Giuria del Premio Pritzker 2013)

Yatsushiro Municipal Museum, 1988­1991, Yatsushiro-shi, Kumamoto, Japan (Photo by Tomio Ohashi)

All’origine di quanto Ito ha costruito o progettato, vi è il tentativo di liberare l’architettura dalla gravità e la denuncia dei conflitti che scandiscono la convivenza della forma con la pesantezza. Se l’essenza dell’architettura è il punto d’incontro tra la pesantezza dei materiali che la spingono verso il basso e lo spirito dell’uomo che la innalza verso l’alto, la poetica dell’artista ricerca la leggerezza, partendo dal minimalismo di Tadao Ando e attraverso l’utilizzo di materiali da costruzione non tradizionali, strada più volte tentata nel corso del ’900.

White U (house), 1975—76, Nakano-ku, Tokyo, Japan (Photo by Koji Taki)

Il primo esempio in cui traduce questa sua poetica è la casa in alluminio del 1971 a Fujisawashi, un sobborgo di Tokyo. Chiamata "Camera di alluminio", la struttura era in legno completamente rivestita in alluminio. La maggior parte dei suoi primi lavori è stato realizzare residenze. Nel 1976 ha prodotto una casa per la sorella, che è stata chiamata "White U", e ha generato un grande interesse internazionale per le sue opere. Ha ricevuto l’Architecture Institute of Japan Prize per il progetto della sua stessa dimora, la Silver Hut (1984), ideata nell’intento di «realizzare un edificio leggero e trasparente», un concetto all’epoca nuovo, che attrasse l’attenzione di critica e colleghi.

Meiso no Mori Municipal Funeral Hall, 2004—2006, Kakamigahara-shi, Gifu, Japan

Chi esamina le opere di Toyo Ito nota non solo una varietà di programmi funzionali, ma anche uno spettro di linguaggi architettonici. Egli ha progressivamente sviluppato e perfezionato una sintassi architettonica personale, che unisce l'ingegno strutturale e tecnico con la chiarezza formale. Innovativo infatti è una parola spesso usata per descrivere le sue opere. Questo è evidente nel Padiglione Temporaneo creato a Bruges nel 2002. L'innovazione può anche essere dimostrata attraverso l'uso di materiali tradizionali in modi non convenzionali, come l'utilizzo del cemento per creare forme organiche innovative nel VivoCity a Singapore. Scopo del suo lavoro: cancellare i significati convenzionali dei progetti attraverso tattiche minimaliste e lo sviluppo di leggerezza in architettura.

Tama Art University Library (Hachiōji campus), 2004—2007, Hachioji-shi, Tokyo, Japan (Photo by Ishiguro Photographic Institute)

Solitamente l’architettura è intesa come qualcosa di solido, egli invece cerca di renderla fluida come l’acqua, perché «fluida è la vita e così devono essere i luoghi in cui le persone trascorrono la propria vita». Le sue costruzioni sembrano essere delle casse armoniche, cioè quelle architetture che entrano in vibrazione con chi ci sta dentro, che si modificano con il suono che le attraversa. Non sono necessariamente opere destinate a teatri o sale di registrazione, ma sono volumi che, percorsi da flussi di vento o di energia, si comportano come strumenti a fiato, creando armonie note più alla dinamica dei flussi che alla statica dei corpi. Per il fruitore la sensazione è di trovarsi in una costruzione dove il corpo entra a fare parte dell’architettura, il corpo dunque non è spettatore, ma elemento costruttivo che interagisce con suoni, luci e materiali.

«Non parlate di me, ma della mia gente» ha dichiarato questo elegante fuoriclasse delle “città simulate”, artista borderline che nella vita e nel lavoro ha sempre sovrapposto e contaminato stili, idee, suggestioni. Un architetto del Terzo millennio che non ha mai avuto paura di sfidare la fisica e di giocare con la luce, e che non molto tempo fa ha fatto vincere al Giappone il Leone D’Oro come miglior Padiglione dei paesi partecipanti alla Biennale di Venezia 2012. Lo vediamo in un’intervista in occasione di questa premiazione.

Toyo Ito Museum of Architecture, Imabari-shi, Ehime, Japan (Photo by Daici Ano)

Più di recente, il suo lavoro si è esteso alla progettazione di strutture commerciali e pubbliche. Seguendo questo indirizzo di ricerca, le opere di Ito finiscono per esaltare le valenze ottiche dei materiali e, al contempo, per ricorrere a forme sempre più libere. Gli impianti dei suoi progetti tendono ad assumere configurazioni sinuose e insinuanti, mentre i rivestimenti tradiscono le originarie geometrie di figure semplici e stereometricamente definite per prediligere curve complesse e configurazioni avvolgenti.

Durante la sua carriera, Toyo Ito è stato in grado di produrre un corpo di lavoro che combina innovazione concettuale con edifici superbamente eseguiti. Ha realizzato con successo biblioteche, case, parchi, teatri, negozi, edifici per uffici e padiglioni, ogni volta cercando di ampliare le possibilità dell’architettura. Un professionista di talento unico, si è dedicato al processo di scoperta che deriva dal vedere le opportunità che si trovano in ogni commissione e ogni sito.

(Giuria del Premio Pritzker 2013)

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