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Torturato e ucciso a 19 anni: “Tharwat è il Giulio Regeni egiziano”

Il ragazzo era scomparso lo scorso 22 luglio dalla sua casa in un quartiere periferico del Cairo. Dopo due giorni la scoperta del cadavere, ricoperto da lividi e tagli, sul ciglio di una strada. Sui social network centinaia di utenti hanno denunciato: “Lo hanno torturato come Giulio Regeni”.
A cura di Ida Artiaco
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Tharwat Sameh, 22 anni (Twitter).
Tharwat Sameh, 19 anni (Twitter).

Sul suo corpo segni di percosse, tagli, ustioni e persino tracce di scosse elettriche. È stato trovato così il cadavere martoriato di Tharwat Sameh, 19 anni, lo scorso 24 luglio. Giaceva esanime sulla Desert Road del Fayoum, a circa 130 chilometri a sud-ovest del Cairo, in Egitto. Da due giorni era scomparso dalla sua abitazione, nel cuore del quartiere 6 Ottobre, zona periferica della Capitale. I suoi familiari ne avevano perso le tracce, fin quando una telefonata anonima non ha annunciato ai suoi genitori che il ragazzo era stato vittima di un incidente stradale e per questo era stato ricoverato presso l'ospedale di Fayoum. Notizia falsa, perché ben presto cominciano a circolare in rete le immagini del giovane senza vita e coperto di lividi, ed è così che i suoi cari vengono a sapere dell'ultima tragedia consumatasi in Egitto.

Molti hanno definito Tharwat il "Giulio Regeni egiziano". Lo ha fatto prima di tutto l'attivista Kamal Khalil, che si è fatto portavoce, attraverso la sua pagina Facebook di centinaia di persone che nelle ultime ore hanno postato sui social network le foto del cadavere del 19enne, associando la sua morte a quella del ricercatore italiano, avvenuta nel gennaio del 2016. Come ha sottolineato anche la stampa locale, in verità le coincidenze tra i due omicidi non sono poche. Prima di tutto, il caso dell'egiziano è venuto fuori nel giorno in cui ricorre il diciottesimo mese dalla scomparsa al Cairo di Regeni. Ma soprattutto, come riferisce l'agenzia di stampa Nova, il direttore della sicurezza del governatorato di Fayoum, luogo in cui è stato ritrovato il cadavere di Tharwat, è Khaled Shalab, cioè lo stesso funzionario che tentò di insabbiare le indagini sulla tragedia di Regeni, parlando anche in quel caso di incidente stradale, prima di essere smentito dall'autopsia, e che, secondo alcune ricostruzioni, ne ordinò anche il sequestro. Per altro, lui stesso già nel 2003 fu condannato per tortura.

Insomma, i punti di contatto tra le due vicende non sono pochi. I genitori di Tharwat hanno accusato i servizi di sicurezza statali di essere coinvolti nella tortura e morte del figlio, sostenuti anche da Amnesty International, che a sua volta ha lanciato un appello all'Europa a intervenire nella delicata questione legata al poco rispetto dei diritti umani in vigore nel paese egiziano. Intanto, sempre negli ultimi giorni, a Bruxelles si è riunito per la prima volta dal 2011, cioè dall'epoca della Primavera araba, il consiglio di associazione Ue-Egitto, che ha confermato per i prossimi tre anni la partnership per la lotta al terrorismo, il controllo dei flussi migratori e la crescita economica. Federica Mogherini, alta rappresentante per la politica estera dell’Ue, ha espresso in questa occasione preoccupazione per la violazione dei diritti umani e la repressione delle Ong in Egitto, sottolineando come il caso Regeni "sia una priorità per l'Italia e per tutta l'Unione", per evitare che casi del genere continuino a verificarsi in futuro.

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