1.871 CONDIVISIONI

Torna a vivere dopo 12 anni in stato vegetativo: “Sentivo tutto”

Martin è rimasto in coma per ben 12 anni, ma capiva tutto quanto accadeva accanto a lui. Il momento più brutto? “Mia mamma che mi diceva: ‘spero di vederti morire’”.
A cura di B. C.
1.871 CONDIVISIONI
Immagine

Martin Pistorius è stato un ragazzo sudafricano sano e felice fino all'età di 12 anni. Un giorno come tanti altri però la sua vita è cambiata per sempre: un malattia sconosciuta lo ha fatto piombare in una sorta di coma virtuale. Per ben 12 anni è rimasto inerte sul letto, incapace di comunicare con il mondo esterno, senza che i medici sapessero il perché. Per tutti Martin era effettivamente in uno stato vegetativo. Ma non era proprio così. Da fuori 12 anni passati in un letto possono sembrare tutti uguali, ma il ragazzo era in grado di sentire tutto quello che medici e parenti dicevano e facevano attorno a lui. Compreso quello che ora ricorda come il momento più doloroso, quello in cui la mamma le ha detto: “Spero tu possa morire”. Erano già passati 10 anni dall’inizio di quel supplizio. Martin non ha potuto fare nulla, ma due anni dopo è avvenuto il miracolo: il giovane si è risvegliato. Oggi ha 39 anni e la sua storia è diventata un libro, “Ghost Boy”. A raccontare la vicenda di Martin Pistorius, 39enne sudafricano, è stata in questi giorni la radio pubblica statunitense Npr.

Tutto comincia nel 1988, quando il 12enne, appassionato di elettronica, torna da scuola con un forte mal di gola: è l’inizio dell’incubo. Secondo i medici, il ragazzo è stato colpito da una meningite dovuta ad un criptococco e ad un'infezione al cervello, che lo fa precipitare in stato di coma.

E’ il Corriere della Sera a ripercorrere i passi della sua storia:

Il suo stato peggiora progressivamente: il suo corpo si debilita, non riesce più a camminare, perde la capacità di parlare. Ai genitori i dottori non danno grandi speranze: Martin non c’è praticamente più, è paralizzato. ‘Resterà per sempre col cervello di un bambino di tre anni, prendetevi cura di lui finché non morirà’. 

Ma Martin non muore. Joan e Rodney si prendono cura del figlio 24 ore su 24, come mai avevano fatto neanche nei primi mesi di vita. Ogni mattina lo portano in un centro per la riabilitazione, alla sera lo vengono a prendere e lo portano a casa. Il papà Rodney: ‘Gli davamo da mangiare, lo mettevamo a letto e io mettevo la sveglia ogni due ore per girarlo dall’altro lato in modo che non subisse piaghe da decubito’.

Ma Martin piano piano si riprende. Diventa cosciente di ciò che gli viene fatto e detto ma non riesce a comunicare. E’ imprigionato in un corpo immobile, ma non è esattamente in coma. Dopo un po’, infatti, riesce a comunicare con i movimenti delle palpebre. Poi la ripresa totale:

Reagisce ai test – racconta ancora il Corsera -. Con i suoi occhi riesce a “vedere” e seguire gli oggetti. Diventa più forte, può sedersi nella carrozzina. Pian piano inizia anche a comunicare, con l’aiuto di un programma e del sostegno amorevole e ininterrotto della madre. La sua vita è di nuovo a una svolta: trova persino un impiego al comune. Però Martin vuole di più. Si iscrive al college, studia informatica. Oggi vive a Harlow, Inghilterra, e ha un’azienda tutta sua di web design. E ha trovato l’amore. Lei si chiama Joanna, un’assistente sociale. I due si sono sposati nel 2009. Del marito dice: ‘Ok, è su una sedia a rotelle e può parlare solo attraverso un programma al computer. Ma io questo ragazzo semplicemente lo amo’.

1.871 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views