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Torino, “se esce di carcere, mi ucciderà”: dopo lʼappello della moglie lʼex resta in cella

Elena Farina, 46enne torinese, tira un sospiro di sollievo: “Avevo paura che uscisse e venisse a cercarmi”. Ma il legale dellʼuomo ha già annunciato che farà ricorso contro la convalida del fermo. Garofalo ha scritto una lettera alla ex per dirsi pentito.
A cura di Biagio Chiariello
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Non uscirà dal carcere Luigi Garofalo, l'uomo di 46 anni accusato di atti persecutori contro l'ex moglie, Elena Farina. A deciderlo è stato il giudice Luca Del Colle dopo l'udienza di convalida del fermo svoltasi nel carcere di Torino. "Avevo paura che uscisse e venisse a cercarmi", aveva detto la moglie, 48enne, che dopo la separazione dal marito aveva dovuto subire, insieme al figlio 19enne, decine di atti intimidatori da parte dell'uomo. Proprio per questo si era appellata alla giustizia affinché Garofalo restasse dietro le sbarre. E così è stato. Il legale dell'uomo ha annunciato ricorso. "Faremo appello al Tribunale per le libertà – dice il legale dell'uomo, l'avvocato Fabrizio Bonfante -. Quando il mio cliente è uscito dalla prigione, mercoledì scorso, qualcuno ha avvisato l'ex moglie, che si è subito diretta al bar di Barriera di Milano. Se sei perseguitata da una persona cerchi di evitarla, non il contrario. E poi l'unica testimone presente alla presunta aggressione di mercoledì dice che non ci sono state minacce".

Elena Ferrara è stata contatta dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio (con delega alle pari opportunità) Maria Elena Boschi: "Spesso ci accorgiamo della violenza sulle donne troppo tardi. Noi dobbiamo invece cogliere tutti i segnali. Per questo oggi quando ho letto la storia di Elena, la barista di Torino minacciata dal suo ex, ho deciso di telefonarle" ha detto. "Nei prossimi giorni – aggiunge la Boschi – andrò a trovarla per portarle l'affetto e la vicinanza mia e di tutto il Governo. Non lasciamo sola una donna che minaccia una violenza. Non possiamo permetterci di dire ‘se avessimo'. Si tratta della sua vita. È un dovere per tutte e per tutti".

Da parte sua Garofalo si era detto pentito per la condotta violenta e minacciosa tenuta nel corso del tempo nei confronti della moglie. In particolare, l’8 marzo scorso quando avrebbe tentato di sparare al figlio 19enne: non ci è riuscito solo perché la pistola si è inceppata. L’uomo aveva poi spiegato di essersi trovato solo per caso davanti al ragazzo quel giorno e che il suo vero obiettivo era il nuovo compagno della ex moglie.  "Un episodio comunque deprecabile, niente da obiettare – dice l'avvocato Bonfante – ma con un significato molto diverso da come potrebbe essere interpretato guardando quel video".

L'uomo dal carcere ha scritto una lettera alla moglie per dirsi pentito. "Me l’ha fatta avere tramite un ragazzo che usciva dal carcere. Mi ha scritto che è pentito, che non vuole farmi del male, che gli dispiace", dice all’Ansa la donna. "Io non gli credo – aggiunge la donna -. Gli ho creduto troppe volte. Non gli auguro il male, ma il mio aiuto non lo avrà mai".

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