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Torino, l’abbraccio che ha salvato il bambino. Parla Federico: “Da solo sarebbe morto”

“Non penso di aver fatto nulla di eccezionale”, dice Federico Rappazzo, 25 anni, soldato che studia da infermiere. Sabato sera ha visto il piccolo Kelvin in mezzo alla folla che fuggiva impaurita da Piazza San Carlo. Così ha coperto il bimbo con il suo abbraccio. E gli ha salvato la vita.
A cura di Biagio Chiariello
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Federico Rappazzo, ha 25 anni ed è un soldato che studia da infermiere. Sabato sera si trovava a Piazza San Carlo per assistere alla diretta tv della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid. Quella serata probabilmente Federico non se la scorderà più, ma anche per il bene che ha fatto. Nelle ultime ore ha cominciato a circolare sui social network la foto che ritrae il ragazzo con la maglia bianconera chino su un bimbo quasi svenuto. Un’immagine diventata un po’ il simbolo della notte di terrore scatenata improvvisamente nel cuore del capoluogo piemontese.

Tra gli oltre 1.500 feriti, c’è anche Kelvin, il bambino di 7 anni di origini cinesi che Federico ha coperto col proprio corpo, salvando di fatto dalla folla impaurita che fuggiva in ogni direzione dopo “l’esplosione”. Il piccolo è ancora ricoverato in terapia intensiva nell’ospedale pediatrico Regina Margherita, non è in pericolo di vita e sicuramente lo deve anche a quel ragazzo. "Non ho fatto nulla di eccezionale. L'unica cosa che contava in quel momento era caricarlo su un'ambulanza e portarlo in ospedale" si schermisce Federico. “Se lo avessi lasciato lì sarebbe morto. Avevo tanta paura, ma dovevo fare qualcosa”.

A portare via Kelvin dal caos di Piazza San Carlo è stato Mohammad Guyele, 20 anni, senegalese, che a Torino lavora come bodyguard: ha preso il piccolino in braccio, si è fatto largo a spintoni tra la folla e lo ha adagiato in un parcheggio poco distante. E lì che Federico lo ha trovato. “Mi sono avvicinato per capire le sue condizioni, e quando mi sono accorto che piangeva, quasi mi sono rassicurato: riusciva a respirare”, ha aggiunto il soldato. “Subito dopo ho cercato di portarlo ad un’ambulanza in modo sicuro”. Il giorno dopo il 25enne ha visto in tv che la madre e la sorella di Kelvin cercavano la persona che aveva salvato il loro piccolo di casa. E così nel pomeriggio si è recato all’ospedale dove ha potuto rivolgere un altro sorriso al bimbo.

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