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Torino, il blitz dei leghisti contro la “moschea” in Comune: ora risultano indagati

Si tratta dei consiglieri torinesi Fabrizio Ricca e Roberto Carbonero. Avevano rimosso un tappeto nelle sala del comune adibita per la preghiera per musulmani. Sono accusati di discriminazione religiosa e razziale.
A cura di Biagio Chiariello
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I nomi dei consiglieri comunali torinesi Fabrizio Ricca e Roberto Carbonero, della Lega Nord, risultano iscritti nel registro degli indagati dalla locale procura per il blitz del 28 luglio contro la sala di preghiera per musulmani. Nell'invito a comparire davanti ai magistrati il reato ipotizzato è la violazione della legge Mancino del 1993 che sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista, e aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. La Digos di Torino, a cui sono stati affidati “accertamenti urgenti” per verificare “l’eventuale rilevanza penale dell’accaduto”, ha acquisito il filmato pubblicato su Facebook dai due consiglieri leghisti. Ricca e Carbonero si difendo, adducendo di avere agito per “difendere la laicità dell’istituzione” e non perché animati da sentimenti di avversione nei confronti della religione musulmana.

La sala dedicata alla preghiera era stata allestita nella Sala matrimoni di Palazzo civico in occasione del convegno internazionale "Modest Fashion" sulla moda islamica organizzato dal Comune in collaborazione con Dubai. I due leghisti martedì scorso erano entrati ed avevano tolto il tappeto. Un episodio che ha generato non poche polemiche, come quelle del ministro dell'Interno, Angelino Alfano, secondo cui ostacolare chiunque nella preghiera è da "irresponsabile", e il sindaco di Torino, Piero Fassino, che lo aveva definito "un'offesa indecente alla città e ai suoi ospiti". Nella discussione era intervenuta pure la Curia che con un comunicato ufficiale aveva auspicato la realizzazione di analoghi spazi pubblici di culto per tutte le religioni.

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